Ormai è la notizia più discussa dai fumettivori sul web. No, non stiamo parlando di Adrian, ma della nomination come Miglior Film per Black Panther, il cinecomic targato Marvel Studios che ha segnato un punto di svolta nel blockbuster dedicato alle tutine: il film interamente “black”.
Notizia di poche ore: a sorpresa, nell’anniversario del decimo anno dalla creazione del Marvel Cinematic Universe (tutto è cominciato con Iron Man) Black Panther ha ricevuto la nomination più prestigiosa agli Oscar ovvero quella di Miglior Film. Il film diretto da Ryan Coogler (già regista e sceneggiatore di un altro caso di “back in black”, Creed) e che vede Chadwick Boseman nei panni del Re del Wakanda, ha destato molta soddisfazione nel pubblico americano, perché ha posto le basi per una sorta di rivalutazione del supereroe: non più solo biondi capitani con la stella in testa o dei norreni con l’accento australiano, ma anche un potente sovrano in cerca di un posto nel pantheon dei superuomini della Casa delle Idee. L’idea è piaciuta, per l’appunto, subito al pubblico afro-americano (ma non solo), diventando uno degli incassi più alti nella storia della Marvel (stiamo parlando di 1.346.913.161 $ di incasso contro una spesa di circa 200 milioni).
Eppure tutto questo non è bastato al film per evitare molte critiche negative, spesso provenienti dall’ambiente fuori dai confini a stelle e strisce. E parliamoci chiaro: il film non era questo grande capolavoro (ma per alcuni non era neanche “passabile”). Senza riaprire la trafila di critiche legate al fatto che Black Panther è solo figlio di un filone cinematografico nato come risposta all’esclusione della fazione di colore dagli Oscar del 2016, è abbastanza oggettivo valutare il lungometraggio Marvel come uno dei più mediocri. Una storia trita e ritrita, una CGI che spesso appesantisce la visione, oltre ad una caratterizzazione forse eccessiva di alcuni aspetti del Wakanda (fino a cadere anche nello stereotipo) non hanno permesso al film di brillare al di fuori del botteghino.
Ma a sorpresa, dopo averlo fatto intendere mesi fa, la Marvel porta Black Panther agli Oscar 2019. Non solo: il film riceve ben 7 nomination e, soprattutto, riceve una candidatura per il premio più prestigioso. Questa scelta non sarebbe di per sé discutibile se non passiamo un po’ in rassegna un po’ di film usciti nel 2018 che – forse – avrebbero meritato di stare al posto del Re del Wakanda: First Man (del sorprendente Damien Chazelle con Ryan Goslin), L’isola del cani (del sempre controcorrente Wes Anderson), L’uomo che uccise Don Chisciotte (stiamo davvero discutendo della bravura di Gilliam?) solo per citarne alcuni. Ma anche restando in casa Marvel e ripensando un po’ ad alcuni film degli anni precedenti, sarebbe stato più interessante vedere nominato Winter Soldier, Guardians of the Galaxy, Logan e un po’ tutti gli X-Men. Invece il 2018, dopo essersi contraddistinto come l’anno dell'”extremely politically correct”, ci regala un’altra chicca un po’ ipocrita dal paese che vuole un Re di colore come Miglior film dell’anno, ma poi elegge alla più alta carica dello Stato uno che vuole costruire un muro per tenere lontani quelli che non gli vanno a genio.
Insomma il succo del discorso sta tutto in una domanda (o meglio due): c’era davvero bisogno di portare agli Oscar e innalzare agli onori della cronaca un prodotto oggettivamente mediocre? Davvero nessuno – appena appena smaliziato su queste dinamiche – dovrebbe lasciarsi sfuggire la trovata commerciale/modaiola alla base di una tale scelta? Spero quantomeno che l’Academy avrà la decenza di non presentare la nomination come una scelta motivata da chissà quale velleità artistica, ma ammetta piuttosto che ha provato a fare la cosiddetta “paraculata” (il termine è dovuto perché rende molto meglio l’idea) dopo il madornale scivolone del 2016 (che ha, del resto, attivato un effetto cascata che ha toccato tutte le fibre della società che ruota attorno al mono del cinema). Ora non ci resta che aspettare il 24 Febbraio per vedere quante statuette si porterà a casa T’challa. Wakanda Forevah!