Come lo spirito del drago Shou-Lao che risorge ogni volta per attendere l’arrivo di un nuovo pretendente all’Iron Fist, anche Danny Rand ritorna per la seconda stagione della serie targata Marvel e Netflix. Dopo una prima stagione inaspettatamente lenta e con alcune discutibili scelte nelle storyline dei personaggi, quale sarà stato l’esito del rinnovo? Piccola anticipazione: voleranno tantissimi spoiler, quindi continuate a leggere solo se avete ultimato la visione della seconda stagione.
La stagione si apre mettendo bene in chiaro che Iron Fist non solo prosegue da dove era terminata la prima stagione, ma anche dal finale di Defenders, con il sacrificio di Matt Murdock e la richiesta fatta da quest’ultimo a Danny: proteggere la città. Il possessore del Pugno d’Acciaio non se lo fa ripetere due volte e, come ci aveva abituati nella prima stagione, nuovamente Danny si “accolla” la responsabilità di difendere New York da un’escalation di violenza tra bande rivali. A seguito della caduta della Mano, infatti, “Quelli con l’Accetta” (mai traduzione fu più infelice) e i Golden Tigers cercano di riempire il vuoto di potere lasciato dall’organizzazione di Bakuto. Oltre a questo primo spunto di trama, ritroviamo nuovamente la famiglia Meachum e i suoi per niente interessanti problemi (Ward e Joy sono forse tra i personaggi peggio realizzati nella prima stagione) e la sempre attiva Colleen Wing, ormai compagna di Danny anche nella vita privata. Praticamente niente di nuovo sotto il sole.
La rottura di questo “equilibrio” che molto ricorda la prima stagione arriva con la ri-comparsa di Davos, il quale vuole impossessarsi del Fist di Danny e utilizzarlo per ripulire New York dai criminali che la infestano. Fin da subito, però, scopriamo che le motivazioni di Davos sono molto più profonde e personali, ripercorrendo anche le fasi preliminari allo scontro tra Danny e il drago Shou-Lao. In una serie di flash-back ben strutturati nel corso della fase centrale della stagione, scopriamo tutto il risentimento di Davos nei confronti di Denny, oltre al rapporto che lega i due. Finalmente, quindi, Danny assume sfaccettature più variegate, smettendo di essere un personaggio tagliato con l’accetta. E questa scelta degli showrunner si fa sempre più chiara man mano che la stagione procede. Inizia quindi da questo momento il vero plot delle nuove avventure dell’Iron Fist.
Sembrerebbe esserci già parecchia carne al fuoco, se non fosse che tra i personaggi principali di questa seconda stagione abbiamo anche Typhoid Mary (interpretata da Alice Eve, la quale regala una delle migliori performance di tutte le serie Marvel/Netflix). Mary Walker fa la sua comparsa quasi per caso nella vita di Danny, salvo poi rivelarsi uno dei villain più spietati e meglio riusciti dell’universo televisivo Marvel. Il personaggio di Mary riesce infatti ad aggiungere la giusta quantità di imprevedibilità alla stagione, dimostrandosi un vero “caotico neutrale”, se mi passate l’espressione. Cosa ci si aspetterebbe da un personaggio del genere? Ovviamente che, oltre alle molteplici personalità, sia anche difficile da prevedere nelle sue decisioni. E così sarà nel corso della stagione, dove scopriremo anche il segreto dietro la sua liberazione in Sokovia. Senza voler rivelare il finale vero e proprio della stagione (che, lo ammetto, mi ha piacevolmente colpito, oltre ad aver sorpreso nelle ultimissime scene), proprio dalla prigionia di Mary in Sokovia, si può passare all’ultima parte di questa analisi, quella dedicata ai riferimenti al Marvel Universe.
I riferimenti cinematografici e “telefilmici” non mancano (e ritengo che anche questo abbia complessivamente alzato la qualità della stagione). Oltre a mostrare la nazione di Sokovia come un teatro di guerra, la presenza praticamente fissa di Misty Knight ribadisce il collegamento con Luke Cage. Ma nel complesso questa stagione è zeppa di riferimenti alla celebre serie a fumetti targata Brubaker e Fraction The Immortal Iron Fist. Soprattutto nel finale, si parla della leggenda della Regina Pirata della Baia di Pinghai (ed è interessante vedere come possa svilupparsi questo riferimento in merito al collegamento di Colleen con questa figura leggendaria). Ma il riferimento maggiore è a Orson Randall, il precedente possessore del Fist, nonché personaggio che pare sia dietro al commercio di reperti legati alla figura dell’Iron Fist. La reinvenzione del personaggio delle Sorelle Gru e il riferimento al duo formato da Colleen e Misty (KnightWing appunto) sono altri aspetti che impreziosiscono la serie. Proprio Colleen mostra uno degli aspetti più affascinanti della stagione: il chi dell’Iron Fist incanalato nella propria spada. Ma anche Danny non è da meno nel rivelare le armi che nei fumetti sono appartenute proprio a Randall, in grado di sparare proiettili “al chi”. Tutti questi piccoli aspetti, una trama più solida e la scelta di rendere più breve la stagione, innalzano di molto il giudizio di Iron Fist 2, sebbene siano ancora non pochi gli aspetti che non riescono a portare questa serie ai livelli di Daredevil o della prima stagione di Jessica Jones. Indubbiamente si sta imboccando la strada giusta e gli indizi lasciati nel finali lasciano ben sperare per una terza stagione ancora migliore. Per questa recensione è tutto, noi ci rileggiamo prossimamente e sono davvero curioso di sapere le vostre opinioni su questa seconda stagione di Iron Fist. Alla prossima.
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