Egon Schiele – Il Corpo Struggente, di Otto Gabos
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Cos’è una rapsodia?
Nata nel XIX secolo, la rapsodia è un componimento musicale ad un movimento privo di schemi fissi, a carattere variegato. Gli spunti melodici della rapsodia spesso sono diversi tra loro, sia per ritmo che per armonia, e il tono appare quasi improvvisato. Sulla base delle libertà fornite dal tipo di composizione, la rapsodia si presta ad avere un tema fisso le cui molteplici sfumature sono sviscerate dai brani e dai diversi spunti melodici in essa contenuti. Uno dei più celebri esempi del 1800 sono le Rapsodie Ungheresi di Franz Liszt, un punto di partenza che arriva sino alla musica popolare moderna con il capolavoro Bohemian Rhapsody.
Perché parlare di musica e rapsodie quanto il fulcro del racconto in questione è Egon Schiele? Cosa c’entra questo con Il Corpo Struggente di Otto Gabos? Tutto. Come l’autore stesso accenna vagamente sul retro di copertina, l’opera del fumettista è un perfetto esempio di rapsodia a fumetti, un componimento che ripercorre la breve vita frenetica dell’artista nel modo più diretto possibile: in prima persona. La voce dello Schiele di Gabos cambia e si modifica nel corso delle pagine ma mantiene un’identità, un tema ben definito che ne caratterizza l’unicità: il corpo.
La rapsodia de Il Corpo Struggente si divide in quattro capitoli chiamati Egon, Gustav, Wally, Edith. In ognuno di essi sono racchiusi eventi o persone che segnano la vita dell’artista, da riflessioni interiori sino ad eventi storici dall’impatto globale. Ogni capitolo è uno spunto melodico differente che cambia il protagonista, ne modifica corpo e mente secondo il contesto che lo circonda, in un costante divenire che ha fine unicamente con la morte.
Nel primo capitolo, Egon, uno Schiele ventunenne ci narra delle sue origini, il terreno su cui è cresciuta la sua personalità e l’impatto che la tragedia famigliare ha avuto sulla sua vita artistica. La voce che narra del suo approccio alla metropoli che era Vienna agli inizi del ‘900, quella della cosiddetta Secessione Viennese, sembra essere piena di stupore, acerba, determinata ma ancora inconsapevole. Schiele mira a diventare un’artista eterno e per questo motivo punta all’Accademia Delle Scienze e Delle Belle Arti di Vienna.
Gustav si apre invece con uno Schiele irrequieto, deluso dall’Accademia ma pulsante di vita e voglia di perfezionarsi. L’incontro con Klimt cambia completamente la sua vita: rompe definitivamente con i dettami classici per dedicarsi allo studio del corpo, del movimento e della tensione, utilizzando sua sorella Gerti come modella. Lo Schiele che Gabos porta sulle sue pagine è in ebollizione, pronto a prendere tutto quello che può dall’ambiente circostante, colpito dalla vita di Kilmt e dal viavai di modelle nella sua casa. È in questo momento che abbandona l’Accademia e incontra quella che sarà la sua musa per quasi tutta la vita.
In Wally, nome della modella, musa e compagna, la penna e la matita di Gabos rendono la voce di Schiele più energica e frenetica. Le pagine scorrono più veloci mentre il protagonista si fa ancora più verboso. Le riflessioni si fanno sempre più rapide e coprono argomenti che vanno dalla simbiosi artistica con Wally Neuzil, al suo avvicinamento al corpo di ragazze giovanissime, sino ad arrivare all’influsso che atlanti medico-psicologici hanno avuto sulla sua opera. Una frenesia che finisce per scontrarsi con la realtà: nel 1912 un ufficiale della marina in pensione, Van Mosig, denuncia Schiele per aver approfittato di sua figlia, une delle modelle dell’artista, non ancora quattordicenne. Tra le pagine più toccanti de Il Corpo Struggente, l’esperienza del carcere muta nuovamente la voce di Schiele.
Edith Harms è il nome della moglie dell’artista, sposata nel 1914 e divenuta la terza ed ultima importante modella della sua vita. L’ultimo capitolo de Il Corpo Struggente è permeato da una forte malinconia: guerra, morte e malattia sono gli struggenti spunti melodici della chiusura di questa rapsodia.
Il grande pregio de Il Corpo Struggente è quello di non cadere mai nel lirismo autoreferenziale ed essere sempre verosimile. La credibilità del racconto è frutto della narrazione misurata di Gabos, sempre godibile e mai eccessiva anche negli eventi più intensi. Il lavoro di documentazione e studio dell’autore è stato efficace nel riprodurre non tanto l’estetica artistica di Schiele, quanto il fascino di un racconto sincero ed appassionato sulle complesse e variegate forme delle ossessioni di un uomo. Una perfetta rapsodia a fumetti.
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