Birthright volume 6 (saldaPress) – Paternità (dell’eroe)

Ogni eroe che si rispetti deve affrontare momenti oscuri, momenti carichi di disperazione, momenti che lo formeranno e ne faranno un eroe ancor più valoroso. Questo è il modo di raccontare la figura dell’eroe a cui siamo abituati, la tipologia più classica e, forse, più ovvia. Ma un eroe si dimostra tale soprattutto quando compie scelte che risultano incomprensibili all’uomo comune, quando si fa esempio di sacrifici a cui solo un eroe può far fronte. Questa lezione possiamo facilmente apprenderla dal sesto volume di Birthright, ma c’è molto altro.

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Fin dalla prima tavola di questo volume possiamo renderci conto del peso che grava sempre sulle spalle dell’eroe: il peso della solitudine. Il sesto volume di Birthright si apre con un Mickey che risale lentamente e a fatica da un abisso muto, mentre l’aria inesorabilmente abbandona i suoi polmoni: attorno a lui c’è solo l’oscurità, un vuoto che lo rende intoccabile e irraggiungibile. La spettacolare splash-page immediatamente successiva è, invece, l’esatto contrario: ci troviamo su Terrenos, nei ricordi dell’eroe umano, ma anche questa volta lui è solo, anche nel bel mezzo del caos della guerra. Unico umano imprigionato in un mondo ostile, rappresenta fedelmente la difficoltà dell’eroe nello stare al mondo. A metà strada col divino, ma ancora coi piedi fermamente saldati al terreno. Inarrestabile si fa strada contro tutto e contro tutti perché è l’unico che può compiere un sacrificio estremo, più grande di lui: il sacrificio del silenzio che nasconde la verità.

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Dopo sei volumi di sospetti, paure e tradimenti nati fin dalle prime pagine dell’epopea fantasy di Joshua Williamson, arriviamo al punto culminante di questo racconto, arriviamo al momento della verità. Scopriamo finalmente cosa ha costretto Mickey ad arrendersi a Lore, come si è svolto lo scontro tra l’eroe e il sovrano, tra la forza distruttrice del vecchio mondo e l’ordine costituito del terrore puro. Ci immergiamo – letteralmente – nella mente di Mickey per scoprire la verità che si cela dietro questo incontro, così diversa da come ce la si possa prefigurare. Sicuramente inaspettato è il tormento che affligge il giovane eroe, cresciuto troppo e troppo in fretta, un tormento frutto delle insicurezze e delle aspettative. Le insicurezze sono sicuramente le sue, costretto a non poter commettere errori, costretto ad accettare la verità e a farsene unico custode per il bene degli altri; le aspettative sono quelle degli altri, dei suoi famigliari e dei popoli che vogliono la libertà di Terrenos. Nella verità, però, si nasconde sempre un’origine di relatività, nessuna verità esiste in modo assoluto e bisogna fare i conti coi punti di vista.

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Giunti a questo punto i lettori sono ben consapevoli che tra gli intenti di Williamson in questa serie c’è anche quello di presentare punti di vista di ogni tipo. L’impianto generale della narrazione si sposta ora sul punto di vista del protagonista, ora su quello di un altro personaggio. Allo stesso tempo su questa impalcatura risiede il contrasto tra Terrenos e la Terra: tutto ciò che esiste nei due mondi è visto in modi opposti, antitetici dai rispettivi abitanti. Ecco perché il momento della verità altro non è che il momento di una o più verità. Il climax che ci porta a scoprire la natura del rapporto tra Lore e Mickey viene costantemente smontato e ribaltato da Williamson, il quale ancora una volta ci mostra un episodio sotto molteplici angolazioni. Birthright insomma si traduce in un crescendo di false aspettative, perché i colpi di scena creati dall’autore sono sempre frutto di un ribaltamento di fronti (e solo in questo capitolo se ne possono contare svariati, senza fare troppi spoiler).

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Tutti questi aspetti convivono in maniera armoniosa all’interno di questo racconto a fumetti che continua ad essere coinvolgente e a sorprendere, aprendo la strada di volta in volta a nuovi fattori, rivisti sotto una nuova luce o analizzati con un occhio sempre diverso. Occhio che viene piacevolmente eccitato dal lavoro superbo di Andrei Bressan, il quale conferisce sempre la giusta dose di trasporto alla storia, alternando uno stile basato sulla grandiosità delle splash-page ad uno più intimo ed essenziale, dove le figure rappresentate sono scarne come gli ambienti che le rappresentano. Ogni tavola è una diversa emozione, una diversa rappresentazione di una sensazione, perfettamente coordinata alle parole e ai dialoghi. Questo sesto volume di Birthright è un autentico gioiellino di fumetto seriale, con una scrittura solida che travalica la mera narrazione apparente e si fonde profondamente coi disegni per creare un connubio più unico che raro di parola e immagine. Se finora Birthright vi ha entusiasmato, molto probabilmente questo sesto volume vi farà saltare sulla sedia, anche in preparazione di quello che si prospetta all’orizzonte. I semi sono stati gettati, ora sta agli autori e ai lettori coglierne i frutti. Come sempre, noi ci rileggiamo prossimamente.

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