Autori: Grant Morrison (testi), Frank Quitely, Phil Jimenez, Marc Silvestri et al. (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics (Ita), Marvel (USA)
Prezzo: € 79,00,
Formato: 18×28, pp.1120, col. rilegato con sovracoperta
Sedici milioni di mutanti vengono sterminati a Genosha, il genere umano è sull’orlo dell’estinzione, un nuovo temibile nemico trama nell’ombra. Prende il via da qui una delle più memorabili run della storia editoriale mutante. Siamo nel 2001 e Grant Morrison con 42 straordinari numeri traghetta gli X-Men nel terzo millennio. La serie regolare (X-Men vol.2) cambia nome in New X-Men, e il risultato è una storia imperdibile.
Morrison prende una testata che, dopo i record di vendite dei primi anni ’90, si trascina da qualche tempo vivendo di rendita sullo zoccolo duro degli appassionati. Dall’abbandono di Claremont (avvenuto nel 1991 con il numero #3 della neonata X-Men), sono stati troppo pochi gli acuti legati al mondo mutante. L’idea di Morrison è quella di una serie profondamente rinnovata sotto vari aspetti: basta costumini in elastan ma più moderne divise in pelle, tematiche che virino sulla fantascienza (riprendendo, ad esempio, lo storico legame tra gli X-Men e l’impero Shi’ar) ed un’accessibilità per vecchi e soprattutto nuovi lettori, riducendo – ma pur sempre rispettando – i vincoli legati a decenni di continuity.
Storie più moderne ed attualizzate anche grazie all’introduzione di elementi generalmente inusuali per un fumetto di stampo supereroistico: adulterio, abuso di droghe, eugenetica, emarginazione.
Un’altra delle idee vincenti di Morrison è quella di ridurre il numero dei protagonisti. E’ vero che gli X-Men storicamente sono una testata corale incentrata su un gruppo di mutanti, ma è pur vero che dedicarsi a troppi personaggi vuol dire poco approfondimento e tanta confusione (come troppo spesso è capitato e capita tutt’oggi). In effetti, le migliori run dell’universo mutante dal 2000 in poi, sono proprio quelle in cui gli sceneggiatori hanno lavorato con un ristretto gruppo di personaggi: oltre ai New X-Men, mi riferisco agli Astonishing X-Men di Whedon (il vero sequel della run di Morrison) o all’Uncanny X-Force di Remender. Dunque spazio a Ciclope, Jean, Wolverine, Bestia, al riuscitissimo inserimento di Emma Frost, per la prima volta membro degli X-Men, ed all’immancabile guida del professor Xavier. Ad essi va aggiunto il misterioso Xorn, probabilmente la trovata più interessante dell’intera serie.
Morrison, inoltre, tira fuori dal cilindro vari personaggi che ingenerosamente potremmo definire di supporto: Becco, Angel, le Naiadi di Stepford, Fantomex. Per gran parte, come già capitato in altre opere dello sceneggiatore scozzese, si tratta di freaks problematici e rifiutati dalla società.
Senza dimenticare gli antagonisti: Cassandra Nova, Sublime, Quentin Quire. Villains credibili, pericolosissimi e che, insomma, funzionano dannatamente bene. Le conseguenze per la scuola di Xavier saranno, in più di un’occasione, disastrose ed irrimediabili anche se, purtroppo, alcuni degli elementi introdotti dai New X-Men hanno subito più d’una retcon negli anni a venire.
Morrison utlizza una prosa snella e ricercata, non è mai verboso, anzi arriva la punto di realizzare un intero numero – il #121, “Silenzio: salvataggio psichico in corso” un viaggio di Emma e Jean all’interno della mente di Xavier – senza che ci sia neanche un dialogo.
Virtuosismi mai fini a se stessi, ma sempre funzionali alla sviluppo del suo lungo piano quadriennale; come quando lo sceneggiatore scozzese inventa un sontuoso futuro distopico (perlatro meravigliosamente illustrato da Marc Silverstri, disegnatore che chi ha amato gli X-Men di fine anni ’80 non può non apprezzare) e in soli 4 numeri riesce a delineare personaggi estremamente credibili ed addirittura a farvi affezionare ad una Sentinella. Un ennesimo tassello al servizio del grande affresco immaginato sin dall’inizio della sua run.
Ma la maestria nello storytelling di Morrison è testimoniata anche dalla perfetta caratterizzazione di tutti i protagonisti: Emma non è mai stata così complessa ed affascinante, il rapporto tra Scott e Jean mai così realistico e la comunità all’interno della scuola mai così viva e complessa.
Andando all’aspetto grafico, molti disegnatori si sono alternati nel corso dei vari story-arc dei New X-Men, su tutti spicca l’elegante Frank Quitely ma non vanno dimenticati il tratto classico di Phil Jimenez, quello spigoloso e noir di John Paul Léon, e poi Ethan Van Sciver, Marc Silvestri, Chris Bachalo, Leinil Francis Yu. Un gradino sotto gli altri, a mio giudizio, Igor Kordey.
Per quanto riguarda le edizioni italiane, la run di Morrison fu stampata sulla serie regolare Gli Incredibili X-Men a partire dal numero #141, successivamente in 5 volumi Marvel Best (di cui l’ultimo, Pianeta X, esaurito da tempo) e adesso in un colossale volume Omnibus da 1.120 pagine.
Insomma, questa run ha qualcosa di speciale, verrete calamitati al suo interno attraverso story-arc eterogeni ed affascinanti ma sempre collegati da un sottile filo che resterà invisible fino all’epilogo. Un epilogo che vi lascerà un unico grande rammarico: quello di sapere che difficilmente leggerete degli X-Men così ben scritti.
L’unico rimedio è rileggere tutto daccapo.
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