Tutti quelli che hanno frequentato la scuola dell’obbligo (quindi, si spera, tutti quelli che stanno leggendo questo articolo) si saranno sentiti dire almeno una volta, nella loro vita di studenti (obbligati), che i poemi omerici sono il più antico esempio di letteratura occidentale e che hanno costituito la base per tutto quello che di letterario è venuto in seguito. Ma se le vicende di uno dei poemi omerici, forse il più famoso, fossero avvenute nello spazio profondo, in luoghi remoti? Queste sono solo alcune delle premesse di Ody-C, ennesima nuova trovata originale di Matt Fraction, uno che sicuramente ha terminato la scuola dell’obbligo.
I lettori più attenti avranno colto subito che l’ispirazione omerica e il contesto sci-fi sono solo alcuni dei tratti originali e caratteristici di questo primo volume di Ody-C. La prerogativa fondamentale, il fattore imprescindibile, il punto di partenza della storia realizzata da Fraction è la femminilità, più precisamente l’inversione dei ruoli sessuali. Le protagoniste del poema a fumetti sono infatti quasi esclusivamente di sesso femminile, ribaltando la natura del Mito, della tradizione e l’interpretazione standard del testo. Entrare nel dettaglio di questa scelta credo sia interessante, ma poco produttivo ai fini della recensione. A pensarci bene si tratta di una scelta come un’altra, una scelta forte, certo, ma che rientra pur sempre in una volontà di esprimere determinati messaggi, non uno solo legato alla scelta stessa. Narrativamente, quindi, la diversa natura sessuale dei personaggi non agisce nel segno del cambiamento, ma della personalizzazione, facendo di Ody-C uno sci-fi originale soprattutto per le modalità con cui racconta la storia.
Accanto alla scelta di donne come protagoniste, Fraction compie anche un lavoro di recupero della terminologia omerica, oltre ad una divisione in capitoli (indicati da apici numerici a inizio delle didascalie) che rimarca questo senso di riscrittura dell’Odissea. Ripercorriamo a bordo di una nave spaziale altamente tecnologica (praticamente uno strumento tecnorganico) la rotta di “Odyssia, scaltra e raminga, che viaggiò verso casa alfin cessata la guerra”. Con questo incipit veniamo calati nel finale dell’eroica impresa dell’espugnazione di Troiia e della sua caduta. Da questo momento ci immergiamo anche in un mondo di conflitti feroci e violenti, che sempre vedono fronteggiarsi da una parte Odyssia e il suo equipaggio, dall’altra nemici di ogni sorta, partendo dai reduci della battaglia conclusa, passando per una Ciclopa figlia di Poseidone, fino agli stessi dei olimpici (tutti, rigorosamente, in guisa femminile). Navi che si guidano col pensiero ma che in realtà riprendono tropi letterari spesso associati alla figura di Ulisse/Odisseo (a seconda se avete fatto il Liceo Classico o lo Scientifico), al quale la nave obbediva come fosse una propaggine del suo corpo o della sua mente; esseri né maschili né femminili, ma entrambi, unici in grado di dare alla luce figli maschi in gran segreto; amori divini, invidie divine e conflitti divini sempre presenti e sempre rivelatori della natura umana che si cela dietro alla divinità. Questi sono altrettanto importanti fattori alla base di Ody-C e della sua narrazione.
Un grande contributo viene sicuramente dato dai disegni (e colori) di Christian Ward. L’abilità dell’artista è ravvisabile soprattutto nel modo che ha di differenziare le scelte stilistiche in base alla natura della rappresentazione. Se, infatti, Ody-C è fortemente caratterizzato dagli aspetti classico/tradizionali, è caratterizzato in egual misura dall’elemento fantascientifico. Abbiamo dunque tavole che sembrano quasi ricalcare le geometrie dei vasi e delle anfore greche (va detto che lo storytelling di Fraction si sposa bene con la tavola di Ward) e altre che sono autentiche tele realizzate da un pittore sotto effetto di acidi. Lo stile così agli antipodi tra una geometria rappresentativa che si realizza anche nei gesti dei protagonisti contro una liquidità e fluidità psichedelica collegata al topos del viaggio, chiudono alla perfezione un cerchio che vuole smuovere fin nel profondo la tradizione dell’epica, ma che proprio grazie all’epica respira e traspira.
Come sempre, la penna di Fraction è in grado di produrre universi narrativi che fanno dell’originalità non solo un valore aggiunto ma un tratto caratteristico e basilare. Se volete una lettura “semplice”, come sempre Fraction non è uno degli autori più indicati per questo scopo, sebbene abbia nella sua faretra una grande quantità di elementi coinvolgenti ed emozionanti, oltre che divertenti nel senso più classico del termine. Azione, fantascienza, sessualità, mitologia e originalità si uniscono in questa nuova saga (mai termine fu più appropriato) di Fraction e Ward, in un risultato coinvolgente ed entusiasmante anche per i lettori dal palato più raffinato. Per leggere il primo ciclo di queste storie vi basta acquistare il volume edito da saldaPress in Italia. Noi invece ci rileggiamo prossimamente.
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