The Walking Dead #19 – Saldapress

Non posso iniziare questa breve recensione/resoconto senza prima specificare ai lettori di TWD e del Bar che il volume del quale mi appresto a parlare appartiene alla prima edizione distribuita dalla Saldapress in Italia; per cui, tutti coloro che seguono la versione da edicola (quella in formato Bonelli per intenderci) potrebbero imbattersi in qualche piccola anticipazione che, tuttavia, ho fatto attenzione a non far diventare vero e proprio SPOILER. 

Inizio subito con una dichiarazione shock sulla quale non intendo discutere: TWD è attualmente la migliore serie regolare statunitense in circolazione; e, certamente, anche quella con le più alte possibilità di rimanere tale anche in futuro.

Sin da subito, leggendo TWD, ci siamo resi conto che non si trattava di una serie dedicata agli zombie, ma piuttosto di una storia che, utilizzando i morti viventi come pretesto, raccontava i mutamenti caratteriali, etici e sociali dell’uomo di fronte all’improvvisa apocalisse. Si, lo so, non vi sto dicendo nulla di nuovo. Anche chi non segue il fumetto di Kirkman, e limita la propria sete di mortacci agli episodi TV, ha compreso immediatamente che il ruolo centrale della storia ce l’hanno gli uomini sopravvisuti e non certo i morti che camminano (anche perché questi ultimi non godono di grande capacità espressiva). Ed è così che ci siamo appassionati (sia come lettori, che come spettatori) a Rick, Carl, Michonne, Maggie, Glenn e Andrea; ma soprattutto alle dinamiche interpersonali e umane che li hanno visti protagonisti. Siamo rimasti coinvolti dai loro dolori, dalle speranze e dalle ineviatbili perdite, esattamente come succede con le persone vere nella vita reale. Gli zombie sono pian piano passati dall’avere un ruolo centrale nelle vicende dei nostri protagonisti, ad essere solo il contesto nel quale queste storie si svolgono. Ed ora, leggendo il fumetto, quasi non facciamo più caso ai morti che camminano. 

Proprio con questo spirito ho atteso spasmodicamente l’uscita di questo TWD #19. Ormai ciò che mi importa è sapere come si svilupperà la saga, che tipo di società nascerà e chi ne farà parte integrante. A partire dalla fine della saga di Alexandria, infatti, la trama di TWD è profondamente cambiata; e non momentaneamente, ma in modo certamente definitivo. La scoperta di nuove e complesse comunità, di altri gruppi sociali ben organizzati e soprattutto di spaventosi nemici, pronti a imporre con la forza il proprio potere, ci ha trasportati in un contesto molto differente rispetto a quello che si sviluppava e consumava unicamente tra le fila dei nostri protagonisti.  

Il tema centrale di TWD ora è il Mondo Nuovo. I pochissimi sopravvissuti all’apocalisse hanno la possibilità di costruire una società da zero, con nuovi capi e nuove regole. Il problema principale è, e sarà d’ora in poi, stabilire chi è davvero in grado di partecipare attivamente a questo ambizioso e necessario passaggio. Rick e soci vi hanno certamente dato inizio, ma non è affatto scontato che saranno ancora loro gli attori principali da qui in avanti.       

Ciò che più mi colpisce, infatti, di questa eccezionale epopea sono le infinite possibilità di sviluppo della storia. Kirkman ci ha dimostrato che tutto può cambiare da un istante all’altro e che nessuno può considerarsi il protagonista su cui la trama poggia le sue fondamenta. Con l’avvento di un personaggio come Negan non è soltanto cambiata la trama della storia, ma anche tutte le regole, i principi, le convinzioni e soprattutto le motivazioni del gruppo che seguiamo da vicino.    

Per questo TWD è la migliore serie regolare attualmente in pubblicazione. Perchè, pur conoscendo i dieci anni di premesse che stanno alle spalle della storia fino a questo momento, è praticamente impossibile capire dove questa cosa ci condurrà da qui a qualche mese. Figuratevi tra altri dieci anni. 

Proprio in virtù di ciò, dico a tutti i lettori all’ascolto di iniziare o continuare la lettura di questo fumetto; e a tutti i telespettatori della digustosa serie TV di non abbandonare le speranze: il materiale a disposizione degli sceneggiatori è molto forte; anche se resto poco convinto della loro capacità di tradurlo in uno show altrettanto eccezionale. Ma questa è tutta un’altra storia. 

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