Chi di voi non era rimasto senza fiato a seguito del cliff-hanger con cui si concludeva l’episodio precedente? Beh io si, pur sapendo bene (complici i continui spoiler provenienti dagli USA) che le cose difficilmente sarebbero potute essere come apparivano. Ad ogni modo, a prescindere dalla verosimiglianza o meno del colpo di scena finale, mi era rimasta addosso tanta, tanta voglia di andare a vedere come si sarebbe sviluppato il proseguo della vicenda.
Il mese scorso avevamo lasciato Matt alle prese con i Figli del Serpente, gruppo terroristico che combatte per il dominio della razza bianca. Credendo, infatti, di andare a disciutere un qualsiasi processo in tribunale, Matt si trova in mezzo ad un vero e proprio attentato, con tanto di giuria corrotta e giudice assassino. Nel corso della fuga, scoppiano anche delle rivolte che, tuttavia, sembrano portare la firma di un’altra vecchia conoscenza del Diavolo: Jonathan Powers, in arte Jester. Il nostro protagonista decide quindi di passare all’attacco e di fare a Jester una visitina direttamente a casa.
Si riprende, dunque, da dove avevamo interrotto, con Matt che irrompe a casa di Powers, e con quest’ultimo che si gode la scena da dietro uno schermo in una qualche stanza nascosta. La scena è piuttosto spassosa: Jester sgranocchia pop corn in attesa di assistere alla fine di Devil (somiglia tanto ad un vecchio episodio di Batman con Adam West), mentre il Diavolo sembra quasi infastidito dai trucchetti di serie C messi in atto per lui.
Stanco di giocare con il vecchio avversario, Matt decide di concentrare i propri sforzi su i Figli del Serpente e si reca dal Dottor Strange per comprendere meglio il collegamento tra la loggia razzista ed un antico libro di magia intitolato Darkhold. Lo Stregone Supremo invierà dunque Devil a Stone Hills, Kentucky, luogo dove il nostro protagonista farà una serie di incontri piuttosto bizzarri.
Inutile dire che la narrazione offerta da Waid risulta geniale come sempre. Ogni singolo personaggio è reso interessante e divertente dall’autore; così come avviene anche per i numerosi siparietti che si alternano alle diverse scene d’azione. Se dovessi trovare un “marchio distintivo” di questa run di Waid su Daredevil, di certo direi che si tratta della rara capacità di rendere ogni fatto, ogni azione, ogni dialogo, leggero e al tempo stesso intenso. L’autore si diverte a giocare con i lettori, creando una serie di situazioni comiche cui i fans di Devil non erano di certo più abituati da tempo. Tutto questo, senza svilire o intaccare la vera natura del personaggio o la sua storia recente. I disegni di Samnee sono la ciliegina sulla torta, dal momento che completano alla perfezione il lavoro di sceneggiatura fatto dall’autore. L’artista, come abbiamo detto tante volte, adotta uno stile retrò, ma moderno al tempo stesso, che si addice perfettamente alle atmosfere proposte dal racconto e a quel ritorno alla tradizione che lo stesso Waid si è prefissato come obiettivo all’inizio del suo lavoro.
Ad ogni modo, disegno e sceneggiatura in Daredevil non possono essere analizzati separatamente. E’ evidente che Samnee e Waid lavorino talmente a stratto contatto da produrre un qualcosa che non sia giudicabile singolarmente. La sceneggiatura di Waid non porterebbe di certo agli stessi risultati se fosse accompagnata da tavole di un altro autore; così come l’arte di Samnee non aveva (e forse non avrebbe) mai raggiunto un simile grado di efficacia, se non si fosse incrociata con i magnifici testi di Waid.
Altro aspetto che mi diverte è l’inserimento di diversi personaggi del Marvel Universe all’interno delle recenti storie di Devil. Si tratta di una scelta innovativa e al tempo stesso davvero apprezzabile, dal momento che contribuisce ad inserire il personaggio all’interno di dinamiche che raramente lo avevano visto presente. Devil si incontra ad esempio con Silver Surfer, con Hank Pym, tenta di contattare Thor al telefono e va a bussare alla finestra del Dottor Strange. Interazioni nuove, continue e divertenti, segno della volontà di inserire Daredevil come un personaggio principale dellUniverso Marvel.
Un cenno a parte poi lo merita il deciso cambio di rotta della testata Thunderbolts, in questo doppio episodio alle prese col tie-in di Infinity. A prescindere dal collemento con la storia del crossover, non posso fare a meno di sottolineare il miglioramento qualitativo della serie dal momento dell’avvicendamento tra il pessimo Daniel Way e Charles Soule. Quest’ultimo ha decisamente rivitalizzato la serie, conferendo credibilità sia al racconto che ai singoli personaggi. Una serie che consideravo da buttare e che, invece, sta piano piano diventando più che leggibile. Motivo in più per continuare a seguire quello che – almeno per me – è la migliore testata Panini Comics attualmente in pubblicazione. Al mese prossimo.