Questa volta s’è fatto aspettare un po’ più del solito, ma alla fine il nuovo Dylan Dog Color Fest è arrivato. E questa volta si tratta di un numero doppiamente speciale: il titolo “Eroi” sta infatti a richiamare i comprimari con cui Dylan condivide la scena questa volta e si tratta di Mister No, Martin Mystère, Napoleone e Nathan Never. Tema attorno al quale ruota questo volume è il tempo.
Le Radici del Male (feat. Mister No)
Storia iniziale dal chiaro sapore classico bonelliano: i testi di Masiero e i disegni di Civitelli confezionano un numero molto incentrato sul canone della casa editrice italiana. Il personaggio di Mister No contribuisce, col suo modo di agire soft e risoluto allo stesso tempo, a fornire un sapore vintage alla storia. Il nesso temporale qui ce lo suggerisce la caccia ad un antico demone, il quale deve essere cacciato con un salto indietro nel tempo (per far quadrare lo sfasamento tra il contesto di Mister No e il contesto di Dylan). E su questo punto di vista la storia funziona bene. Personalmente non l’ho trovata la migliore del volume, in quanto non sono lettore di vecchia data e il personaggio di Mister No si presta a storie più classiche; non sto quindi facendone un discorso assoluto, ma di gusto personale: forse a qualcuno può piacere questo tipo di storia, ma a me ha detto davvero poco. Diciamo quindi che lo ritengo il punto debole del Color Fest (e temevo che l’andazzo delle altre storie potesse essere lo stesso).
Incubo Impossibile (feat. Martin Mystère)
Quale miglior compagno d’avventura per Dylan, se non l’investigatore dell’occulto, Martin Mystère? Anche questa storia l’ho trovata piuttosto “classica” o comunque è una storia classica che ti aspetti da Dylan Dog (e da Mystère). La base di partenza è il ritrovamento di uno strano manufatto (una specie di mezza sfera): il problema è che metà è in possesso di Dylan mentre l’altra metà è in possesso di Martin. I due si scambiano così l’identità ma non il corpo. Così Dylan si trova a dover vivere la vita di Martin, nel corpo di Martin ma con la testa di Dylan; mentre Martin… beh, il contrario, fate voi! La storia di Mignacco – Castelli (testi) e Piccatto – Riccio (disegni) è molto godibile soprattutto nella gestione dei comprimari, primi fra tutti i rispettivi assistenti del duo bonelliano ovvero Groucho e Java, uno l’opposto dell’altro: chiacchierone e imbranato il primo, silenzioso e di spirito pronto l’altro. Non mancano quindi scene divertenti (come quella del finale) e colpi di scena (ad esempio quello relativo ai possessori delle due mezze sfere). Questo secondo episodio mi ha convinto maggiormente rispetto al primo e spero nel ritorno di Martin sulle pagine di Dylan. Ottimo il lavoro dei disegnatori, che trovano la strada intermedia tra una storia dell’Indagatore dell’Incubo e dell’”indagatore del mistero”.
Buggy (feat. Napoleone)
E veniamo a quella che potremmo definire la “chicca” del Color Fest. Il tempo non è necessariamente una linea retta, come la immaginiamo noi, ma può muoversi su piani diversi o essere ciclico o ancora non avere né capo né coda. Sembra questo il messaggio che Ambrosini ha infuso nelle pagine della sua storia: una spy story dal sapore metafisico, condita da piccole dosi di romanticismo e azione, il tutto ben confezionato dalla sorprendente maestria di Bacilieri ai disegni. Questo è decisamente l’episodio che ho apprezzato di più, sia per la storia che per i disegni. Sarebbe davvero bello trovarsi un intero episodio della serie regolare realizzato da questi due autori: la caratterizzazione ottima dei personaggi e dei comprimari, il preciso messaggio sottinteso alla narrazione e la giusta dose di fattori coinvolgenti, mi hanno piacevolmente stupito e spero di rileggere ancora storie così. Malgrado non si possa definire una tipica storia di Dylan Dog, trovo comunque che Ambrosini abbia fatto ben respirare l’aria di storie dylaniate ai propri lettori. Mi pare quindi che lui sia uno degli autori migliori in casa Bonelli, senza nulla togliere al lavoro altrui. Piacevole è anche lo stile di Bacilieri che, mi rendo conto, può non piacere a molti: mi ha convinto questo suo tratteggiare apparentemente incerto, che però rivela forte caratterizzazione dei personaggi e un approccio originale al lavoro svolto. Storia promossa a pieni voti.
Demoni e Silicio (feat. Nathan Never)
Altra bella storia contenuta nell’albo è questa realizzata da Rigamonti ai testi e Calcaterra ai disegni. Questa è la storia del futuro, nel senso che è ambientata nel futuro, come ovvio che sia trattandosi di Nathan Never. Lo specialista del cyberspazio incontra lo specialista dell’horror per dare la caccia ad un demone infiltratosi nella rete. La storia non presenta particolari intrecci narrativi, ma pacatamente alza sempre più l’asticella del suo climax, fino ad arrivare allo scontro finale col demone: Dylan aveva già avuto a che fare con questo essere e l’aveva sconfitto relegandolo in un antico libro. Col ritrovamento del libro da parte di un culto che mescola tecnologia e alchimia, il demone si è liberato, infestando appunto il cyberspazio. Quello che mi è piaciuto maggiormente della storia è stato lo stile, un’impronta che davvero non mi aspettavo di leggere in una testata Bonelli, rimanendo affascinato dal personaggio e dall’ambientazione. Molto molto azzeccate anche le citazioni alle storie passate di Dylan Dog, soprattutto mi è piaciuta la collocazione della storia poco dopo Dylan Dog #121 “Finché morte non vi separi”, una delle storie più toccanti dell’inquilino di Craven Road. Onestamente, dopo aver visto il potenziale di una serie come Nathan Never, ne sono abbastanza attratto e incuriosito; chissà che in futuro non decida di recuperare qualcosa (magari proprio a colori).
Anche per questa lunga recensione speciale è tutto, ci rileggiamo prossimamente per una nuova recensione e in futuro per un altro Color Fest.