Dire che un mondo privo di violenza sia possibile, rappresenta una falsità troppo grande. La violenza è ovunque: dal momento in cui uccidiamo una mosca, all’istante in cui vediamo trai più venduti, i libri di Fabio Volo.
È nella natura dell’animale essere violento, mentre è nella natura umana razionalizzare questa violenza. Permettiamo che la violenza faccia parte della nostra vita per molti motivi. I più importanti sono due: la sopravvivenza e l’arte. Se per quanto riguarda il primo motivo, è palese che ammazzando degli animali provochiamo una violenza giustificata dal bisogno di sopravvivere, il secondo motivo è più complesso. In più di un’occasione la violenza si è dimostrata un ottimo mezzo di comunicazione, e in campo fumettistico è stata sfruttata in tanti modi da molti autori. Uno dei più importanti è sicuramente Garth Ennis.
In opere come Preacher riesce a utilizzare la violenza come critica alla società, e nel caso di The Boys crea una grande parodia del supereroe, che si rivela fare da sfondo a una trama degna della migliore fantapolitica.
L’abilità di Garth Ennis, è tale da rendere ogni suo fumetto violento, perverso e in alcuni casi persino squallido, senza rinunciare all’enorme satira che nasconde ogni sua storia.
Con Crossed decide di non rinunciare al suo stile, proponendoci un genere che da sempre racchiude la violenza più spietata: il genere post-apocalittico.
La storia vede un gruppo di superstiti, che intraprende un viaggio dalla meta poco chiara, per sfuggire a un’infezione che trasforma le persone in assassini violenti e depravati dall’intelligenza limitata ma ogni giorno più sviluppata, che trasforma gli scrociati in esseri sempre più pericolosi e letali.
I personaggi del gruppo vengono approfonditi con freddezza. È difficile provare empatia per i protagonisti, si ha sempre l’impressione è di vederli da un punto di vista esterno. E, da questo punto di vista, il risultato non è dei migliori, soprattutto se confrontato con fumetti come il The Walking Dead di Robert Kirkman, che fanno di un approfondimento lento ma efficiente dei personaggi, il loro punto di forza.
Il problema non è attribuibile a una scarsa abilità dell’autore, ma al volere presentare dei numeri autoconclusivi, portando l’approfondimento dei personaggi in secondo piano.
Una regola che molti autori dovrebbero ricordarsi, riguarda l’importanza dei protagonisti: avere dei protagonisti interessanti, e capaci di evolversi in continuazione, porta longevità a una trama che, anche se può rivelare degli alti e bassi, conterà sempre su dei personaggi capaci di intrattenere.
Purtroppo non è quello che avviene in Crossed, e nonostante la trama si riveli molto interessante, almeno per i primi dieci numeri che compongono il primo volume italiano, non assicura una qualità costante delle storie, e la paura che l’interesse per la serie cali drasticamente, non è così improbabile, soprattutto se si considera che i mondi post-apocalittici, sono la base di molte serie.
Anche gli scrociati, che dovrebbero rappresentare la più grande innovazione della serie, vengono approfonditi molto poco, e la differenza tra i lenti zombie di The Walking Dead, e gli intelligenti scrociati di Crossed è davvero labile, nonostante i disegni di Jacen Burrows mostrino tutta la crudeltà di questa minaccia, presentando delle tavole che allontaneranno i lettori deboli di stomaco.
Concludendo, Crossed è consigliato a chi non ha letto la tanto citata opera di Robert Kirkman The Walking Dead, e per chi in generale, ha poca esperienza con questo genere di violenza in un fumetto.
Il risultato finale infatti, è una serie con delle ottime premesse, ma che nei suoi elementi più innovativi si rivela banale. Le trame autoconclusive che caratterizzano ogni numero, nonostante siano scritte egregiamente, non presentano nulla di nuovo, ma solo un tema riproposto troppe volte.
Da “Crossed” si può imparare che la violenza, se sfruttata al meglio, può offrire dei veri capolavori, ma il suo forte abuso all’interno di tantissimi fumetti, ha reso lettori come il sottoscritto indifferenti alla crudeltà presente in fumetti del genere, portando alla richiesta di serie capaci di non limitarsi all’utilizzo sfrenato della violenza stessa, ma che possano offrire quel tocco di originalità che trasforma una serie evitabile in un capolavoro.
VOTO: 6,5