Quando sei mesi fa ho cominciato l’avventura che prende il nome di Orfani, da lettore avevo grandi aspettative e anche molte speranze; ma mai mi sarei immaginato di poter leggere un numero di Orfani bello come …E rinascerai con dolore, sesto episodio di questo fumetto. Bando alle ciance, cominciamo l’esplorazione di questo nuovo numero.
I personaggi dei fumetti sono duri a morire e questo topos narrativo è ormai trito e ritrito. Non c’è da meravigliarsi quindi se in questo numero di Orfani ci troviamo dinanzi a ben due resurrezioni miracolose (che in realtà è una, perché il personaggio di cui sto per parlare non era effettivamente morto… ma poco ci mancava!). Il primo a ritornare “in vita” è il caro Rey, non più buono per l’addestramento tradizionale, ma ottimo per gli esperimenti della professoressa Juric: questa sempre più misteriosa protagonista, pare abbia sottoposto a degli esperimenti alcune “cavie” – molto probabilmente tutti Orfani non più in grado di proseguire il tradizionale addestramento – e li ha potenziati, riuscendo nel caso di Rey, ma fallendo in molti altri. Oltre all’ovvio orrore provocato dall’idea che i ragazzi possano essere sottoposti ad esperimenti ancora più duri, viene da chiedersi quindi se rivedremo pian piano tutti i personaggi finora dati per morti (e già entrando nel laboratorio vediamo un cadavere non orribilmente mutato, coperto da un lenzuolo? Sotto si nasconderà qualche nostra vecchia conoscenza?).
Da qui comincia la parte del fumetto che ho amato perché crea qualcosa di nuovo e lo riprende poche pagine dopo. Ma andiamo con ordine. Mentre Rey si sottopone all’esperimento, anche il caro Ringo viene usato come apripista per la nuova fase dell’addestramento. Non è ben chiaro cosa accada ai due ragazzi, fatto sta che paiono essere entrambi in stato catatonico quando comincia uno scontro “mentale” tra i due. La scena si svolge dinanzi ad uno strano albero e vede Ringo sconfitto, per il momento. Rey si risveglia e ne esce rinforzato, ma mutato: ha acquisito nuova forza e un bel braccio deforme. Siamo ormai alla metà dell’albo e si torna al presente, dove ci viene subito sparato in faccia che la guerra è finita e si può tornare a casa allegramente. Così non la pensa Ringo: sì avete capito bene, Ringo è vivo ed è lui il secondo ad essere tornato dalla morte in questo albo. Veniamo a scoprire proprio da lui che gli alieni, contro cui stavano combattendo gli umani, altro non erano che visioni proiettate grazie all’aiuto di una droga, che tutti i militari si stavano iniettando credendo di salvarsi da qualche misteriosa radiazione emanata dal pianeta. Però, come ogni seconda parte dell’albo che si rispetti, pochi spiegoni e tanti misteri insoluti, per lasciare spazio a mazzate, mazzate e ancora mazzate: Ringo e Rey se le suonano di santa ragione, ma questa volta vince il nostro amato (dai, dite la verità: è il vostro personaggio preferito!) Pistolero. Il tempo di recuperare l’astronave di Rey e di scoprire che tutti i militari sono stati eliminati da proiettili e pallottole, che dobbiamo lasciarci e rimandare la continua della storia al prossimo mese.
Un Werther Dell’Edera maiuscolo e un Recchioni autoironico e autocritico, alzano tantissimo il livello di questo sesto volume, facendolo decisamente diventare il mio preferito dall’inizio della serie. Ormai il personaggio di Ringo ha conquistato la scena e i cuori dei fan, ne sono sicuro, eclissando tutti gli altri comprimari apparsi finora (fatta forse eccezione per un paio di loro). L’impronta grafica di Dell’Edera pesa parecchio sulla riuscita della storia di questo mese e la tavola a pagina 81 fa solo rimpiangere il fatto di non poterla apprezzare su un formato più grande: dinamicità allo stato puro, ottima scelta delle inquadrature unita alla maestria espressiva dei volti – ricreata davvero in pochi tratti essenziali – confezionano un volume di tutto rispetto per la serie. RRobe continua a mostrarsi sempre più affezionato ai suoi personaggi e sta cominciando a convincermi anche sotto l’aspetto dell’intreccio e delle relazioni: chi può dire come reagirà il Pistolero nello scoprire il legame tra la Mocciosa e l’Eremita? Altro rapporto difficile da inquadrare è quello tra Nakamura e la Juric, ma anche Rey e Ringo vivono uno strano rapporto conflittuale, tipico dei fumetti, forse destinato a non sfociare in un’inimicizia perenne (e qualche indizio ci viene dato proprio in questo volume).
Prima di lasciarci direi di concludere con la consueta caccia alla citazione. In questo volume ne ho colte un paio più succulente di altre: la prima è la consueta citazione a 300 di Frank Miller, con la mutazione di Rey che molto ricorda quella di Efialte (soprattutto nella scena in cui il ragazzo spia dall’ombra il campo base); l’altra citazione è quella che ci investe come un treno: quanti di voi hanno subito pensato a Metal Gear Solid quando hanno visto Ringo barbuto e con fascia in testa? La terza e ultima citazione è una auto-citazione di Recchioni: l’albero di questa storia ricorda molto un altro albero, quello di Mater Morbi, storia di Dylan Dog scritta appunto dal buon RRobe. Adesso aspetto le vostre citazioni, vediamo se ne avete trovate altre. E vi do appuntamento alla prossima recensione.
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