Ho deciso di attendere la conclusione del primo arco narrativo, prima di parlare dell’ennesimo rilancio in casa Marvel; l’ultimo in ordine di uscita. Mi riferisco naturalmente alla serie regolare di Deadpool targata Mavel Now, scritta da Gerry Duggan e Brian Posehn e splendidamente illustrata dal disegnatore di vaganti Tony Moore. Un rilancio piuttosto ravvicinato rispetto al precedente debutto del titolo come serie regolare, dal momento che risale a meno di tre anni fa il primo numero italiano del Deadpool di Daniel Way e Paco Medina.
Negli ultimi anni, infatti, il pubblico italiano ha avuto modo di conoscere le avventure del mercenario chiacchierone, grazie ad una vasta ripubblicazione di tutte le storie uscite negli USA e mai tradotte per il mercato italiano. Una scelta figlia dell’inaspettato ritorno di fiamma da parte del pubblico statunitense cui è seguita una grande popolarità anche qui nel nostro paese. E così che la Panini Comics decide, ad esempio, di riproporre in formato 100% l’intera serie regolare (50 numeri) dedicata a Deadpool & Cable; oppure di pubblicare la divertente epopea In viaggio con la testa, scritta da Victor Gischler e disegnata da Bong Dazo. Ma, come detto, la casa editrice modenese non si ferma qui. Nel luglio 2011 arriva il primo spillato della serie regolare Deadpool che raccoglie gli episodi della run di Way, insieme ad estratti da altre testate secondarie come Deadpool Team-up.
Arriviamo quindi ai giorni nostri, con il rilancio di tutte le testate Marvel nell’ambito del gigantesco rinnovamento della Casa delle Idee e con l’uscita di un nuovo Deadpool #1 targato, come detto, Marvel Now. L’idea – devo confessare – non mi entusiasmava. La prima serie regolare del mercenario si era trascinata, tra alti e bassi, in modo non troppo stimolante; ed io avevo perso gradualmente interesse per storie e personaggi. In più, nella mia memoria è ancora scolpito in maniera indelebile il ricordo del fantastico Deadpool di Rick Remender su Uncanny X-Force. Un Deadpool che è stato probabilmente la versione perfetta e irripetibile del mercenario rosso.
Nonostante le resistenze iniziali, il mio lato razionale ha dovuto lasciare il passo al mio, ben più consistente, animo nerd che, alla notizia di Tony “TWD” Moore alle matite e all’idea di un mix tra zombie e Wade Wilson (che ad uno zombie ci somiglia parecchio), mi ha costretto a prendere immediatamente il primo spillato. E come spesso accade, aveva ragione.
Il rilancio del personaggio è affidato al giovane scrittore Gerry Duggan e all’attore comico Brian Posehn (Californication, Community, The Big Bang Theory); quest’ultimo alla prima esperienza come sceneggiatore di una testata fumettistica. Ed in effetti, quello che ci viene presentato sembra essere un Wade nuovo rispetto a quello che avevamo lasciato. Niente più personalità multiple per il nostro mercenario chiacchierone (che continua comunque a manifestare evidenti segni di squilibrio) e niente vocine nel cervello con le quali interagire (almeno per il momento). A fronte di queste sottili (e gradite) differenze, Wade conserva però tutte le sue principali peculiarità. Non mancano infatti i classici dialoghi nonsense, le infinite citazioni alla cultura pop americana, le interazioni con il pubblico oltre la quarta parete e tanto, tanto sangue.
La storia, apparentemente banale, sembra invece funzionare discretamente bene. La trama vede coinvolto lo S.H.I.E.L.D. che deve far fronte all’improvvisa resurrezione dei presidenti americani, tornati a causa di un rituale di negromanzia e pronti a fare a pezzi lo stesso paese che hanno guidato in vita. L’agente Preston, incaricata di risolvere il problema, si rivolge proprio a Deadpool che, coadiuvato dal Dr. Strange e dal fantasma Benjamin Franklin, tenterà di rimandare indietro gli indesiderati visitatori.
Lo stile narrativo adottato dalla coppia di autori è efficace e divertente. La storia, come è facile immaginare, scorre rapida e senza grossi colpi di scena. I dialoghi, spesso classicamente carichi di riferimenti televisivi, fumettistici o cinematografici, servono principalmente ad introdurre i personaggi e a delineare la caratterizzazione di Deadpool agli occhi dei nuovi lettori. Esattamente ciò che ci si aspetta dal primo capitolo di un rilancio. Quello che fa davvero la differenza sono i disegni di Tony Moore. Lo stile spiccatamente fumettistico del disegnatore si sposa perfettamente con le storie strampalate di Deadpool. In più, l’artista riesce a donare al fumetto una sapiente miscela di horror e comicità, grazie a tavole incredibilmente splatter, ma al tempo stesso inquietantemente demenziali. Le rappresentazioni dei volti e delle espressioni (comprese quelle di Deadpool con la maschera) sono un vero spasso, così come le scene di combattimento non deluderanno i più accaniti fans del genere action.
Concludendo, mi sento di potervi consigliare l’acquisto della nuova serie regolare di Deadpool (almeno agli amanti del genere). Il primo arco narrativo non delude le aspettative e pone le premesse giuste per una serie che, speriamo, abbia una marcia in più rispetto a quella che l’ha preceduta.