Autori: Garth Ennis (sceneggiatura), Darick Robertson (disegni)
Editore: Marvel (Usa), Panini (Ita)
Formato: collana Max Best Seller 5,00€, 96 pag, col.
Chi conosce Garth Ennis sin dai suoi coraggiosi esordi targati Vertigo su Hellblazer e Preacher, intuisce facilmente la difficoltà con la quale si associa il nome dell’autore irlandese alla Marvel, casa editrice specializzata principalmente nel fumetto supereroistico mainstream. Lo stile spesso eccessivo di Ennis, unito all’originalità dei personaggi che inserisce nelle sue storie, poco si concilia con la politica ben più restrittiva della Casa delle Idee. Pertanto, riesce arduo pensare di tirar fuori un buon prodotto, affidando ad Ennis qualcosa che in qualche modo limiti la sua spropositata vena creativa e il suo inconfondibile stile.
Non deve però averla pensata così Joe Quesada, editor-in-chief della Marvel, quando, a partire dal 2000, ha deciso di mettere sotto contratto lo sceneggiatore britannico per affidargli un personaggio che lo avrebbe aiutato a consacrarsi negli anni a venire: Il Punitore. Un antieroe che, pur facendo parte dell’universo Marvel, racchiude in sé parecchie correlazioni con le tematiche trattate da Ennis nel corso della sua produzione. La spiccata violenza e il cinismo, ad esempio, ma anche il c.d. “anti-supereroismo” e il tanto a lui caro tema della guerra. Diversi spunti che sembravano, e sembrano, fatti apposta per essere sviluppati dall’autore irlandese.
Ed infatti, sarà proprio Ennis a risollevare il personaggio del Punitore (che viveva in quel momento una fase di crisi) nella sua lunga permanenza alle redini della testata (2003-2008). L’autore spingerà sull’acceleratore della violenza e del grottesco, toccando limiti fino ad ora mai raggiunti alla Marvel e conquistando una nuova importante fetta di pubblico per Punisher. Una cavalcata di 5 anni che, come detto, porterà indubbi benefici al personaggio e costituirà la definitiva consacrazione per Garth Ennis. Il suo nome da ora in avanti sarà irrimediabilmente legato a quello di Frank Castle.
Per iniziare, Ennis decide di donare a Castle delle nuove origini. La strage della famiglia e il desiderio di vendetta sarebbero state riduttive per il background che l’autore aveva in mente per il Punitore. Era necessario costruire basi più solide per giustificare la rabbia provata da Frank e la sua inesauribile sete di sangue.“Nasce” così Born, una miniserie di 4 episodi che racconta appunto le origini più remote di Castle. Prima della sua dichiarazione di guerra al crimine, prima della strage della sua famiglia, Frank aveva già conosciuto l’inferno. E gli era piaciuto.
Va detto, però, che come ogni opera di Garth Ennis, anche Born non sembra aver la pretesa di rendere una verità assoluta. Lo scrittore intende solo narrare una storia; una storia comprensiva di tutti gli elementi necessari (almeno secondo lo stesso Ennis) a caratterizzarla al meglio. Quando parla delle cause della guerra nel Vietnam, ad esempio, Ennis lo fa esclusivamente dal punto di vista di Castle o di Stevie Goodwin, la voce narrante. Niente morale. La guerra raccontata da Castle è molto diversa – ad esempio – da quella di Capitan America; così come il prodotto di quelle esperienze forgerà eroi assai distanti tra loro.
Insomma, Ennis è bravissimo a leggere correttamente le caratteristiche storiche del Punitore, la sua genesi dal punto di vista sociale e le motivazioni che il personaggio si trascina dal Vietnam. Inoltre lo scrittore completa Castle, approfondendone i contorni e donandogli il necessario spessore. I disegni di Darick Robertson sono già noti a tutti i fans di lungo corso di Ennis; e si adattano come sempre perfettamente alle ambientazioni e allo stile nero dello scrittore irlandese. In particolare è da sottolineare l’azzeccatissimo uso dei colori, specie nelle vignette con grandi paesaggi.
Come avrete capito, Born è un volume assolutamente da non perdere, trattandosi di una delle pietre miliari del fumetto Ennissiano, oltre che un grande classico tra le storie del Punitore. Un’opera leggibile e al tempo stesso importante sotto il profilo contenutistico, che mantiene intatto il giusto grado di violenza e trivialità che tanto piace agli amanti dello scrittore britannico.
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