Miracleman, al secolo Marvelman, è un personaggio che viene da molto lontano, fu infatti creato nel 1954 da Mick Anglo per l’editore L.Miller & son.
Micky Moran, il giovane fattorino del Daily Bugle (no, non quello diretto da J.J. Jameson), è il custode di un grande segreto: l’astrofisico Gunthar Barghelt ha consegnato a Micky la chiave armonica dell’universo, la parola ‘KIMOTA’. Pronunciandola, il ragazzo si trasforma in Marvelman, un superumano con poteri basati sull’energia atomica (se leggete ‘kimota’ al contrario caso vuole che otterrete la parola ‘atomic’).
Le atmosfere del Marvelman di Anglo sono scanzonate e tipicamente anni ’50 ed hanno un buon successo di pubblico, tanto che la serie verrà pubblicata per ben 9 anni, fino al 1963.
Dopo un ventennio di oblio, però, Marvelman ritorna sulla cresta dell’onda.
Nel 1982, la rivista Warrior (sulle cui pagine, nello stesso anno, vedrà la luce V for Vendetta) inaugura con il ritorno di Micky Moran. Al timone di questa nuova incarnazione del supereroe britannico, un giovane di belle speranze: Alan Moore.
Moore presenta un Moran adulto, tormentato dalle emicranie e dagli incubi di un passato dimenticato, ne mostra i disagi grazie a storie mature con toni decisamente più cupi. Un passo successivo anche rispetto ai supereroi con superproblemi della Marvel, un’introspezione ancor più approfondita del disagio dell’uomo dietro la maschera. Il seme di quello che sarà il capolavoro assoluto di Moore, Watchmen, è stato appena piantato.
A sottolineare lo stridente contrasto coi toni del Marvelman anni ’50, sono anche le parole con cui lo stesso Micky Moran, in A Dream of Flying (racconto d’esodio di Moore su Marvelman), racconta alla moglie Liz le sue avventure adolescenziali: “Liz, ti prego, questo potrà sembrarti stupido nel 1982. Ma negli anni ’50 aveva senso. E’ così che lo ricordo. E’ così che è successo.”
Ai disegni, dopo i rifiuti di Brian Bolland e Dave Gibbons (entrambi meravigliosi interpreti di future storie di Moore), viene scelto Garry Leach che, per rappresentare il suo Marvelman, decide di ispirarsi a Paul Newman. Somiglianza con l’attore statunitense che risulta molto evidente nella cover del numero #16 di Warrior illustrata da Mick Austin:
Nel 1985 l’etichetta Eclipse comics acquista i diritti di pubblicazione di Marvelman per gli Stati Uniti e, per evitare beghe legali con la Marvel Comics, Micky cambierà il suo nome d’arte da Marvelman a Miracleman (chi l’avrebbe detto che 30 anni dopo sarebbe diventato di proprietà della Casa delle Idee?).
I primi 6 numeri di Miracleman contengono le avventure già pubblicate su Warrior (con un nuovo formato e colorate per l’occasione), col numero #17 avvenne il passaggio di testimone da Alan Moore a Neil Gaiman e nel 1993 il numero #24 chiuse l’avventura editoriale di Miracleman (complice il fallimento della Eclipse).
Successivamente inizierà una lunga battaglia legale: nel 1998 Todd McFarlane acquista all’asta le licenze della Eclipse pensando di inserire Miraclemen nella storie di Spawn. Tuttavia la Eclipse non era proprietaria dei diritti di Miraclemen che appartenevano, invece, agli sceneggiatori: col procedere della serie i diritti passavano agli autori subentranti, l’ultimo fu Gaiman che, dunque, deteneva la proprietà di Miraclemen. Mentre le storie originali rimasero di Mick Anglo (per essere poi, anch’esse, acquistate anni dopo dalla Marvel). Miraclemen va a Gaiman grazie anche al supporto di Joe Quesada ed è così che il personaggio creato da Anglo approda definitivamente alla Casa delle Idee.
Da gennaio 2014 parte negli States la pubblicazione mensile di Miracleman, inizialmente con gli storici 24 numeri della Eclipse (arricchiti in appendice con storie del Marvelaman anni ’50 di Anglo). Successivamente sarà Gaiman il timoniere che porterà Micky Moran oltre il numero #24.
Con buon tempismo Panini porta Miracleman anche in Italia (è in uscita in edicola e fumetteria il 3 aprile) mantendo inalterata l’edizione USA targata Marvel ma arricchendola con i consueti editoriali.
In particolare il numero d’esordio conterrà il Miracleman #1 dell’agosto 1985. albo composto da un prologo di Mike Anglo dal titolo The Invaders from the Future in cui si respira l’aria volutamente golden age di un’avventura scanzonata anni ’50, e successivamente le due storie già apparse su Warrior #1 e #2 firmate da Alan Moore, tra cui “A Dream of Flying” di cui abbiamo parlato alcune righe più su.
Noterete che Moore non verrà mai menzionato nell’albo, naturalmente per sua scelta. Il bardo non è nuovo a gesti simili, non compare nei credits di alcun adattamento cinematografico delle sue opere (V, Watchmen, From Hell) e, in questo caso, si è giustificato affermando che, se avesse saputo che scrivere Miracleman avrebbe fatto perdere i diritti dell’opera ad Anglo, non ci avrebbe mai lavorato.
Per questo motivo nei credits del fumetto alla voce sceneggiatore troverete il misterioso (ma non troppo) The Original Writer.
In appendice, come anche nell’edizione US, alcune storie del primo Marvelman degli anni ’50 firmate Mick Anglo.
Ed eccovi le tre cover con cui Panini porterà Miracleman in edicola e fumetteria. La cover A di Joe Quesada, la cover B di Leinil Francis Yu e la variant FX di Jerome Opena.
Con Miracleman un splendido pezzo di storia del fumetto, troppo a lungo dimenticato, è tornato.