Il percorso evolutivo di un fumetto è spesso legato alla capacità di uno scrittore di rendere mutabile il proprio stile, di adattarsi alle richieste del pubblico mantenendo uno stile caratteristico. Orfani #5, a mio modo di vedere, rappresenta uno strano passo indietro dopo gli ottimi #3 e #4. Ma vediamo di capirne il motivo.
Dopo i primi due numeri, Orfani sembrava entrato in una spirale di cliché da cui difficilmente si poteva uscire: le continue citazioni ad altre saghe spaziali (prima fra tutte Star Wars) stavano diventando l’unico motivo di interesse per la lettura del fumetto. Poi qualcosa è cambiato, ci si è dedicati maggiormente allo scavo psicologico dei personaggi, si è deciso di analizzare un passato difficile per i protagonisti, rimanendo però nel solco di una trama generale. Inoltre i personaggi di Ringo e della Mocciosa erano davvero ben scritti. Questa cosa non può dirsi per il personaggio di Raul (l’Eremita) ma soprattutto non riesco a capire il mutamento privo di qualsiasi logica (e sottolineo: privo di qualsiasi logica) del personaggio della Mocciosa. Qua c’è davvero da rischiare di perdere l’interesse del pubblico perché non si sta facendo il minimo sforzo per capire quello che davvero c’è di buono nel fumetto, gettandolo invece nella spazzatura.
Sorvolando su come la prima parte del numero di Febbraio sia totalmente campata per aria e poco inerente alla trama (si cerca di creare un collegamento col presente ad ogni costo, ma si è fallito miseramente questo mese), la seconda parte della storia – ambientata nel presente – andrebbe sviluppata meglio, senza abbozzare situazioni e personaggi, cancellando quanto di buono s’era fatto negli scorsi mesi. Graficamente Luca Maresca (disegni) e Alessia Pastorello (colori) fanno il solito lavoro eccellente, forse unico vero pregio di questo numero: le tavole non sono mai banali e si è caratterizzata bene ogni situazione, dalla scena di combattimento in campo aperto, al chiuso delle astronavi, mantenendo lo stile in linea con quello che s’è visto negli scorsi mesi (i personaggi soprattutto sono graficamente coerenti).
Quelli che invece non sono coerenti sono i dialoghi, le situazioni e i “misteri” presenti nel #5. La scelta di inscenare un cambiamento così drastico nella Mocciosa mi ha davvero infastidito. Nella prima parte del volume vediamo lei e Ringo scambiarsi il primo bacio, per poi mandare tutto in vacca poche pagine dopo. Poteva starci questa cosa solo nel caso in cui si fosse trattao del primo numero della serie o se negli scorsi mesi non avessimo visto che Ringo e Sam si amano. Allora perché questo mutamento repentino? Voglia di allungare il brodo? Semplice riempitivo? Oppure si tratta di un espediente per creare un precedente ai fini della narrazione? In tutti e tre i casi ci troveremmo dinanzi a una scelta insensata e immotivata.
All’inizio della recensione ho scritto che l’evoluzione di un fumetto va spesso a braccetto con l’evoluzione della penna del suo scrittore: cambiamento significa evoluzione, evoluzione può significare buono o cattivo; in Orfani #5 ci troviamo davanti ad un cambiamento in peggio per il semplice motivo che è mancata la coerenza tra i personaggi. La trama principale scorre fluida, ma la caratterizzazione di ogni volume è troppo altalenante. Recchioni ha avuto un’idea ottima, che mi ha catturato fin da subito, l’ho trovata coinvolgente e con un grande potenziale (parola che avete letto più volte nel corso delle mie recensioni su Orfani). Ma questo potenziale sta venendo meno per non so quale motivo; forse RRobe sarebbe stato ottimo come soggettista, lasciando il compito di scrivere la trama ad altri colleghi, realizzando una rotazione che poteva far solo del bene al fumetto di casa Bonelli. “L’uomo col fucile”, come recita il titolo del volume di questo mese, sembra essere proprio lo sceneggiatore: sta vedendo crescere il proprio prodotto in modo troppo sconsiderato, stringendo il cappio in certe situazioni o allentandolo in altre; il successo e il dispiegamento del potenziale della serie dipendono da quante cartucce ha ancora da sparare e in una semplice scelta. Fornire fuoco di copertura al suo lavoro o abbatterlo tristemente a causa del fuoco amico? Tutta una questione di mira.