Cani Smarriti (Lost Dogs) di Jeff Lemire

Autore: Jeff Lemire (testi e disegni)
Casa Editrice: Panini 9L
Prezzo: 12,00
Formato: 16,5×22,9 brossurato, 104 pp., col.

Panini 9L dopo aver proposto l’opera che ha portato al successo Jeff Lemire, Essex County Trilogy, e successivamente la sua più recente graphic novel, Il Saldatore Subacqueo, fa un salto indietro di qualche anno, al 2005 per l’esattezza, portando in Italia Cani Smarriti (Lost Dogs), prima opera a fumetti realizzata dallo sceneggiatore/disegnatore canadese.

Che si tratti di un debutto lo si percepisce alla prima occhiata: l’inconfondibile tratto delle tavole di Lemire è grezzo ed ancor più irregolare, pur mantenendo inalterata la capacità di calamitare il lettore nelle pieghe della storia. 

Grezzo e ruvido tanto nei disegni quanto nella sceneggiatura, Cani Smarriti racconta la vicenda di un omone dall’animo gentile alto più di due metri la cui tranquilla quiete viene improvvisamente spezzata, catapultandolo in un incubo nero in cui una realtà violenta si scontra con la serenità della vita familiare. 
E’ una storia semplice e crudele al tempo stesso, che contrappone violenza e amore, e in cui la perdita degli affetti è lacerante. Perdita che è uno dei temi principali, se non IL principale, delle graphic novel dell’autore canadese.

Lost Dogs è realizzato in tricromia, tecnica ripresa anni dopo da Lemire in un’altra sua graphic novel The Nobody (Signor Nessuno). Ma se per raccontare le avventure del suo uomo invisibile, oltre al bianco e nero, aveva utilizzato l’azzuro, nella sua opera prima è il rosso ad accompaganare il bianco e nero.
Il nero, dominante ed utlizzato in maniera rozza, conferisce toni cupi ed opprimenti; il rosso rappresenta il sangue, mentre il bianco, preponderante negli spazi aperti e nei momenti di vita familiare, rappresenta il candore, la semplicità degli affetti.

Un’opera prima che è un pulp brutale e rabbioso profondamente diverso dalle altre storie di Jeff Lemire, caratterizzate da toni più delicati ed eterei, ma che ugualmente colpisce dritto al cuore. Anche stavolta, infatti, appena terminata la lettura (e dopo aver visto l’ultima potentissima tavola, che da sola vale l’intero albo) la storia del gigante senza nome con la maglietta a strisce vi rimarrà senz’altro in mente.

 

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