Intorno alla fine degli anni ’30, il mercato del comic americano viveva in larga parte grazie alle testate a tema bellico. Artisti come Joe Simon e Jack Kirby avevano iniziato a raccontare storie di guerra ben prima del loro arruolamento nelle forze armate, fornendo sempre più spesso versioni caricaturali di figure in vista nel panorama istituzionale mondiale (Hitler, Neville, Churchill, etc..). La stessa testata Capitan America nasceva proprio sull’onda di questo trend di vendite, destinato ad aumentare vertiginosamente con l’imminente inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il genere, tanto in voga in quegli anni di fermento politico-militare, perse poi gradualmente d’interesse nei decenni successivi.
Oggi il fumetto bellico non interessa praticamente più a nessuno e sono davvero pochissimi gli autori di livello che decidono di occuparsi delle predette tematiche. Uno di questi, però, è un vero appassionato del genere e, oltre ad avere dedicato alcune opere interamente al tema della guerra (War is Hell, War Stories, etc..), ha tentato di inserire e sviluppare l’argomento anche in altri tipi di storie (Preacher e The Boys ad esempio). Sto naturalmente parlando di Garth Ennis, autore irlandese famoso per la crudezza dei suoi testi e, appunto, per la capacità di scrivere storie di guerra incredibilmente accurate e coinvolgenti. Non è un caso, infatti, se gli unici personaggi dell’universo supereroistico Marvel cui lo stesso Ennis ha prestato attenzione sono proprio quelli che hanno un passato strettamente collegato con eventi bellici.
E’ per questo motivo che Ennis si dedica per lungo tempo al Punitore, fornendone una versione altamente caratterizzata dai toni tipici della produzione ennisiana (humor nero, linguaggio sboccato, violenza gratuita); e a Nick Fury, un uomo che ha dedicato la propria vita ai campi di battaglia. Risalgono, infatti, agli anni ’60 le storie scritte da Stan Lee e da Jack Kirby e dedicate al giovane soldato Fury; storie che poi proseguiranno lungo tutta la continuty dell’universo Marvel, facendo di Nick uno dei character più famosi ai giorni nostri.
Quella fornita da Ennis, tuttavia, non è certamente la stessa versione di quella anni ’60. In Fury: l’uomo che a amava la guerra, troviamo un Nick invecchiato e indurito, oltre che naturalmente violento e sboccato alla maniera di Garth Ennis. Si tratta di una versione assai più divertente rispetto a quella che conosciamo, con le classiche situazioni grottesche e sopra le righe cui siamo stati abituati in fumetti come Preacher o nella lunga run dello stesso Ennis su The Punisher.
La trama ricorda incredibilmente quella dei film d’azione dei primi anni ’90 (tipo Commando con A. Schwarzenegger). Fury è un vecchio colonnello dell’esercito, divenuto capo dello S.H.I.E.L.D., che vede il mondo attorno a lui trasformarsi rapidamente. E’ cambiato il modo di intendere la guerra, i valori dei soldati che la combattono e gli ideali che si perseguono. Come Nick, anche l’ex colonnello russo Gagarin ha nostalgia dei campi di battaglia e della guerra fredda e, dopo averlo annunciato apertamente al vecchio amico e avversario Fury, prende il comando dell’esercito di una piccola isola nel Pacifico, minacciando di provocare un incidente internazionale.
In un mondo in che sta rapidamente modificandosi davanti agli occhi dei due veterani, ci sarà ancora tempo per un’ultima cruenta battaglia old style. Non sono chiari i motivi per cui i contendenti lottano. Ciò che è chiaro è il modo in cui questa battaglia verrà combattuta.
Un cenno a parte, infine, lo meritano le splendide copertine realizzate dal maestro Bill Sienkiewicz, che valgono, da sole, il prezzo dell’albo. Tra di esse anche un’evidente citazione alla famosissima cover di Elektra: Assassin che ha contribuito a rendere celebre in tutto il mondo il talento dell’illustratore statunitense.
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