Lo sapevo. Porcatroia lo sapevo.
Esce nelle sale un altro bimbominchiosissimo film sul ragno, e mi fanno tornare in men che non si dica il buon vecchio Peter Parker sulle pagine del fumetto.
Non che sia sorpreso eh! Non ci voleva certo il quinto livello di Divinazione per capire che Superior era solo una parentesi; un espediente per modificare un canovaccio altrimenti privo di grossi sbocchi. Ovvio che prima o poi si sarebbe tornati a Peter. Il ragazzo è da sempre un gran personaggio, buca il foglio (ed evidentemente anche lo schermo) e non c’è mai stato alcun logico motivo per volersi davvero privare di lui. Tanto più, che mamma Marvel sa bene che i suoi principali fruitori non apprezzano i cambiamenti duraturi.
Il punto è che, nonostante tutto, Superior Spider-man funzionava “Alla Grande” (capito la battuta? No? Non mi sorprende..). Otto nei panni di Peter ha dimostrato di essere un’idea brillante, concepita e strutturata con razionalità. Caratteristiche sempre più rare in prodotti di questo tipo, dove è facile invece assistere a saghe sempre identiche che scimmiottano idee già avute in passato. Insomma, poteva si, essere una parentesi, ma una parentesi importante. Una serie che si sviluppasse e protraesse tanto da lasciare realmente al lettore il dubbio su un possibile ritorno o meno del vero Parker (quantomeno ai lettori microcefali come voi).
E invece no! Film, esigenze commerciali, gusti del grande pubblico, ed ecco che Superior viene messo da parte (un addio è da escludere secondo me), per fare spazio ad un telefonato e poco sorprendente ritorno di Peter. Bimbipene e integerrimi integralisti del comics esultano per il ritorno del loro eroe; come se ad avere rilevanza quando si legge qualcosa fosse il protagonista e non invece l’oggetto della lettura. Una roba che ti lascia con l’amaro in bocca, che ti fa riflettere su quanto le vostre ammorbanti lamentele possano direttamente influire sulla continuty delle testate Marvel (e perché no, anche DC), abbassandone conseguentemente il livello narrativo; e su quanto gli interessi commerciali dominino incontrastati sulle politiche creative (che tristezza!).
Ed è così che su forum, siti e gruppi di settore si leggono sempre le solite, ottuse e illogiche frasi di voi presunti cultori del fumetto commerciale americano. Perle come:
– Leggo Spider-man da quando ho 8 anni e dal numero #700 ho smesso di seguire la serie regolare.
WOW! Se leggi Spider-man da quando avevi 8 anni, questo vuol dire che devi avere da poco festeggiato il tuo primo anno con mamma Marvel. Ad ogni modo, l’atteggiamento di questo tipo di fan conferma il rifiuto aprioristico di confrontarsi con ciò che non si conosce; e dimostra la carenza di sufficiente quantitativo di materia grigia tale da sviluppare quel naturale istinto all’apprendimento che prende il nome di curiosità. Poveri noi.
– Il bello di Peter sono le battutine che dice ai nemici mentre combatte con loro. Otto non fa ridere.
Ecco, questo è il tipico neuroleso che da anni compra Dylan Dog solo per leggere le tediose e irritanti battute di Groucho (che per inciso non fanno più ridere da una quindicina d’anni). Ma piuttosto guardati i Gem Boy e Paolo Ruffini a Colorado! La tua dimensione è quella.
Ma l’affermazione che più di tutti ho detestato tra quelle rinvenute sul web negli ultimi giorni, incredibilmente non proviene dai BimbiMarvel, ma dagli altrettanto pericolosi DCfag. Questi ultimi, noti covatori di odio, non perdono tempo a muovere critiche ad ogni minimo cambio di rotta, ad ogni singola dimostrazione di insicurezza da parte della Casa delle Idee; e, tronfi delle merdate che sono soliti comprare, ma consapevoli che le principali gioie di cui possono godere derivano dai fallimenti della controparte, boriosamente dichiarano:
– La Marvel è troppo commerciale. Fa dipendere tutto dai progetti cinematografici in uscita.
Bravo, hai scoperto ‘stocazzo! Ora torna a discutere delle mutande di Superman e non ci defecare i genitali (nun ce cacà er cazzo).
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