– Per me One Piece rappresenta la metafora del grande viaggio che è la vita…
– No, invece per me è meglio Naruto; una favola moderna che tratta le difficoltà di adattamento e il tema dell’emarginazione…
Per me invece dovete andare affanculo tutti e due! Ma è possibile mai che dovete cercare l’introspezione pure nei prodotti creati apposta per essere comprati dai bimbipene come voi?!? Basta con ste cagate maniacali per giustificare la vostra implacabile sete di stronzate. Per chi non l’avesse capito Trollo oggi vi demolisce One Piece; e voi non potete fare altro che zupparvelo dritti in quel posto!
Prima di tutto, voglio sgombrare il campo da qualsiasi dubbio: il Trollo legge anche fumetti giapponesi. Si perché, i manga, che lo accettiate o meno, SONO FUMETTI. Siete sorpresi? Eppure non era difficile arrivarci: carta, disegni, didascalie, etc.. Tutti indizi portano alla confutazione di quella idiota teoria secondo la quale “non è un fumetto, E’ UN MANGA!!!”.
Ma fottetevi.
Trollo, dunque, non legge solo robaccia europea o americana, ma ama spingersi anche verso le più esotiche letture nipponiche. Tutto? No, solo ciò che vale la pena leggere. Infatti, mentre le vostre deviate menti bimbopenesche sono state alimentate da insulsi animaletti colorati che – in barba a qualsiasi regola della fisica – passavano gran parte della loro esistenza all’interno di piccole sfere rosse e bianche, il sottoscritto è stato temprato dalle nefandezze di Shin ai danni di un giovane e ingenuo Kenshiro, così come dalle bieche macchinazioni di uno spietato Dio Brando.
Ma che cazzo ci parlo a fare con voi di queste figate?
Comunque, tornando all’argomento principale, intorno ai miei 20 anni, non ancora stanco (a dire il vero non lo sono neanche adesso) di mazzate, epistassi da eccitamento e altre nippostronzate, mi aggiravo in fumetteria alla ricerca di qualcosa che potesse colmare il vuoto lasciato dalla recente conclusione di Dragon Ball e dal già vistoso imbruttimento di manga come Le Bizzarre Avventure di JoJo, Berserk o Bastard!. Quando ecco l’illuminazione: pirati (figata rievocativa delle infinite ore passate insieme a Guybrush Threepwood), tanti poteri originali e differenti, personaggi cazzutissimi e un tratto innovativo e ben distinguibile rispetto alla solita giappo–roba trita e ritrita. Avevo trovato il mio ONE PIECE!
Ed in effetti One Piece mi garbava parecchio. Ogni storia, ogni contesto, ogni personaggio era studiato e concepito nei minimi dettagli. In determinati momenti la narrazione principale si interrompeva al punto giusto per lasciare lo spazio a puntuali flashback dedicati ai singoli protagonisti, che dilatavano la visione d’insieme, amplificando di conseguenza il coinvolgimento del lettore. Oltre a contenere tutti gli elementi classici del manga shonen (power-up dei png, comprimari di livello, grosse tette), One Piece pareva forse osare un po’ di più rispetto ai suoi predecessori, proponendo allo stesso tempo, avventure a misura di regazzino e sottigliezze afferrabili da un pubblico più adulto.
E poi? Cosa è successo? Nulla. E’ proprio questo il punto. One Piece, a distanza di oltre 730 capitoli (SETTECENTOTRENTA!!!) è sempre identico. La struttura narrativa di ogni saga si ripete ossessivamente con lo stesso medesimo meccanismo: nuova isola-strambi personaggi-viscido nemico-flashback motivazionale-scontri finali, rigorosamente uno contro uno, tra i vari membri dei gruppi in lotta. Che poi mica durano poco. Ti ci perdi, cazzo!! Tanto da non vedere l’ora che accada ciò che già sai che accadrà; e cioè esattamente ciò che è già accaduto innumerevoli volte prima d’ora. E allora fanculo Oda e fanculo voi maledetti strenui difensori di questa rottura di palle. Per carità Marineford ha colpito e appassionato tutti, ma ha rappresentato solo una parentesi in mezzo all’intollerabile routine onepieceana.
Inoltre, usciamo da questa fantasia secondo cui l’autore aveva già il quadro completo della situazione quando ha iniziato a scrivere il manga. Shanks il Rosso si fa mangiare un braccio da un pesce. Da un pesce cazzo!! Se Oda avesse davvero avuto tutto il quadro completo, al primo sguardo di Shanks lo squalo si sarebbe auto-affettato e servito su un vassoio sotto forma di sashimi.
Insomma, se mi dite che leggete One Piece perché è divertente vedere Rufy dare cornate a destra e a manca, o perché i personaggi sono spesso originali e carismatici, o ancora perché vi fanno scompisciare le battutine sconce di Sanji, bene.
Se invece mi dite che lo fate perché credete sia il miglior manga shonen che abbiate letto nel corso delle vostre deprimenti esistenze, o magari perché One Piece tratta il tema della diversità attraverso la metafora dell’odio per gli uomini pesce, beh, in quel caso: ANDATE A CAGARE!
Per quanto riguarda i disegni, tuttavia, non posso dire veramente una mazza. One Piece è una perla dal punto di vista tecnico-stilistico. Innanzitutto, perché il tratto grafico rappresenta una ventata di novità rispetto agli occhi a pizzamargherita che tanto piacciono a voi insulsi allenatori di pokemonG.
Poi, perché l’evoluzione dello stile segue, costantemente e di pari passo, la crescita dei characters e lo sviluppo narrativo. Ovvio non si possa discutere di proporzioni in un manga come questo, caratterizzato da uno stile esplicitamente caricaturale. Si può discutere invece di cura dei dettagli, di vestiti stilosi, di personaggi bizzarri e di architetture raffinate e originali. Tutti argomenti – a dire il vero – a favore dello stupido One Piece; e che, per dovere di cronaca, non posso esimermi dal menzionare.
Con questo credo di aver esaurito ciò che avevo da dire su One Piece, o comunque ciò che voi otaku-mezzeseghe meritate di sentire. Ricordatevi l’indirizzo a cui inviare le vostre domande idiote in modo che possa insultarvi: lapostaditrollo@ilbardelfumetto.com
Se siete delle belle nerdine potete tranquillamente inviare foto delle vostre tette. Se siete nerd ciccioni, no. Grazie.