Dylan Dog #327 – I Sonnambuli (siamo noi)

No ma bella la copertina di Stano; molto intriganti i nuovi editoriali di RRobe; ben realizzati i disegni di Luca Dell’Uomo, niente da dire… ma… la storia (scritta da Andrea Cavaletto) dov’è? Eccovi la mia recensione di Dylan Dog #327 – I Sonnambuli (e occhio a non addormentarvi).

Come ho detto nella piccola introduzione qui sopra, l’idea e la realizzazione della copertina sono molto belle, catturano molto l’attenzione del lettore (soprattutto dei nuovi o di quelli persi nel corso degli anni): tra la folla di sonnambuli si nascondono alcuni autori dell’Indagatore dell’Incubo, sta a voi trovarli. Anche il nuovo Horror Club di Roberto Recchioni l’ho trovato finalmente interessante, in fondo è quella la funzione di un editoriale ovvero farci capire (e scoprire) cose che non conosciamo o sottolineare gli aspetti citazionistici di una storia. Anche i disegni di Luca Dell’Uomo mi sono piaciuti tantissimo e mi piacerebbe rivederlo su qualche altra storia di Dylan (magari però poteva risparmiarsi di copiare l’aspetto della protagonista che è identica a Nicole Kidman, anche se non dispiace). Quindi fin qui andava tutto bene.

E anche l’inizio della storia mi intrigava: una donna, dopo aver fatto sesso col compagno, trova quest’ultimo morto al suo fianco; accusata dell’omicidio, si appella al suo “sonnambulismo” e viene tirato in ballo Dylan Dog (figurarsi, un Indagatore dell’Incubo che non viene contattato per un caso del genere?); ripeto fin qui tutto bene, la storia pareva funzionare, viene anche suggerita la presenza di un probabile Demone del Sonno – o qualcosa del genere – quindi le premesse ci sono in abbondanza. Ma qui comincia il dramma, quel dramma che attanaglia Dylan Dog da quattro o cinque anni a questa parte: si tenta di dare una spiegazione razionale all’irrazionale, lo scettico Indagatore si fa semplice detective a caccia di indizi, in un susseguirsi di interrogatori privi di qualsiasi azione o coinvolgimento del lettore. La cosa peggiore di questo numero sono però i buchi di sceneggiatura (e ce ne sono parecchi) a cominciare dal ruolo svolto dai “killer” (non i Sonnambuli): il personaggio del padre e figlio che cercano di fermare gli omicidi dei Sonnambuli sono inseriti nella trama per allungare il brodo, è inutile girarci attorno.

Il finale della storia è però la parte che più mi ha annoiato (e mi ha anche fatto un po’ incazzare, e poi vi spiego perché). Dopo una serie di noiosissime indagini, si giunge allo svelamento del burattinaio che sta dietro la serie di omicidi, col solito buco di trama, roba più incredibile dell’apertura della porta degli Inferi in “Golconda”. Ma è qui che l’autore tenta – e sottolineo tenta – il cosiddetto “plot twist” ovvero il colpo di scena che dovrebbe rovesciare le false credenze: si scopre infatti che il Demone del Sonno esisteva davvero e  che in realtà era il dio del Sonno, fratello della Morte. In pratica: 80 pagine di pippone sul fatto che c’è una spiegazione razionale buttate nel cesso in sei vignette. (Ma non preoccupatevi, questo non è un vero spoiler perché non vi ho rivelato chi ha causato la nascita di questi Sonnambuli).

Insomma questo #327 si può riassumere in: citazionismo fine a se stesso, buona grafica ma totale mancanza di contenuti accattivanti, buchi di trama e conseguente noia per il lettore. Abbiamo capito che queste storie non sono ancora quelle relative alla nuova vita di DYD, però quale editore pubblica una storia di questo tipo? E soprattutto mi chiedo: se queste sono le storie approvate, quali aberrazioni vengono scartate? Ai posteri l’ardua sentenza. Dylan torna nuovamente in un baratro con questa storia e credo che si stia troppo tirando la corda coi lettori, sfruttando l’amore dei fan per il personaggio. Recentemente ho acquistato dei vecchi numeri ad un mercatino (Cagliostro!, Morgana, Il Male e Armageddon) e pare di leggere un altro fumetto, dico davvero. Con questo vi lascio e spero che non diveniate dei Sonnambuli come i protagonisti di Dylan Dog #327: non per niente, ma fareste morire di noia i vostri amici e parenti.

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