L'Angolo di Trollo: Alan Moore, maBaffanculovà!

Salve a tutti irritanti bimbiminchioni, da parte del vostro amichevole Trollo di quartiere. Capisco che può sembrarvi una richiesta eccessiva, ma se poteste cortesemente interrompere per un attimo di collezionare Pokemon o di lanciare i vostri stupidi Beyblade, il Trollo oggi vi parla di una roba seria. Oggi vi parla di Alan Moore.

Chi di voi, presunti cultori della Nona Arte, non si è sentito offeso e in qualche modo tradito dalle dichiarazioni del Bardo di Northampton? Ovvio che sia così. Alan Moore, insieme a pochi altri, è il modello che tiriamo fuori al nostro interlocutore ogni volta che vogliamo dimostrare che i fumetti sono roba culturale. Ad esempio:

– Valà! Ma te leggi ancora fumetti?
– Ma guarda che i fumetti sono roba per adulti. Hai mai sentito parlare di Alan Moore o di Neil Gaiman?

Naturale che poi ti girino i coglioni se lo stesso Moore si mette a trollare, dandoti dell’emotivamente subnormale perché leggi quei fumetti che, magari, hai imparato ad amare soprattutto grazie a lui. Ora, forse voi sciocchi minchioni continuerete ad idolatralo a prescindere da quanto vi insulti (d’altro canto siete gli stessi che mettono mi piace ad ogni reboot-morte-resurrezione di qualunque supereroe), ma il Trollo no. Al Trollo ora il maestro Moore sta parecchio sulle palle e non ha alcuna intenzione di lasciare incontestate le arroganti dichiarazioni del vecchio pazzo. Ma partiamo dall’inizio: cosa ha detto esattamente Moore nell’intervista rilasciata a The Guardian?

Per farla breve, parlando di supereroi, di fumetto mainstream e di cinecomics come The Avengers (e su questo non riesco a dargli torto, ma solo su questo), il Bardo ha dichiarato di non essere attirato dal genere e di non aver mai più letto un fumetto supereroistico dopo la pubblicazione di Watchmen; anzi si è detto allarmato dall’enorme interesse suscitato da tali prodotti. Ma non è tutto. Secondo Moore, infatti, il fumetto supereroistico dovrebbe essere rivolto unicamente ad un pubblico di bambini adolescenti (nove/tredici anni); e che termini come graphic novel verrebbero in realtà utilizzati dai trentenni/quarantenni di oggi per non apparire i perfetti ritardati che sono.

Ritardati? Subnormali? Ma come, prima tracci il solco di una nuova era dei comics, sfornado capolavori e trasformando i fumetti (si anche quelli supereroistici) da prodotto di semplice intrattenimento a contenitori di argomenti adulti; poi, tutto a un tratto, decidi che diventi lo stregone di questa ceppa e noi ci trasformiamo tutti in ritardati?

Per carità, non tutto ciò che dice è sbagliato o destituito di fondamento. La versione cinematografica dei supereroi Marvel, ad esempio, è chiaramente a misura di ragazzino; ed anche io mi sento un po’ idiota mentre guardo The Avengers o Iron Man 3. Tuttavia, alla fine mi diverto e sticazzi di quello che dice Alan.

Ancora, va detto che anche tantissimi comics mainstream non sono all’altezza di opere del passato, ma da qui ad allargare la critica a tutta la produzione fumettistica americana, ce ne passa eccome. Che poi – e qui la domanda nasce spontanea – se Moore, come dice, non legge fumetti supereroistici dal 1986 (data di pubblicazione di Watchmen), qualcuno saprebbe spiegarmi che stracazzo ne può sapere lui delle storie che pubblicano adesso?

Dunque delle due, l’una. O Moore rinnega ciò che ha scritto e che l’ha condotto al successo (non mi sembra che sia rimasto famoso per le sue magie o per i suoi dischi), oppure ritiene che nessun altro possa lontanamente eguagliale la sua capacità di estrapolare argomenti profondi e maturi da un fumetto di Batman o di Superman. In ogni caso, a prescindere da quello che pensa, sono stanco della spocchia di Moore; anche perché, esattamente come è stato capace di capolavori immortali (come Swamp Thing, Watchmen o The Killing Joke), è stato anche in grado di partorire cagate del calibro di Neonomicon o Promethea (si avete letto bene: cagate!), tanto per farsi un po’ di soldini in più (che non guastano mai). Inoltre, esattamente come lui sostiene che sia preoccupante un trentenne/quarantenne che legge comics americani, io trovo sia molto più allarmante un ultrasessantenne che si occupa di magia e stregoneria. Ma questa è un’altra storia.

La verità è che il vecchio Alan ce l’ha su con la DC per vecchie questioni legate ai diritti di proprietà intellettuale e si diverte a sparare a zero sull’industria del fumetto generalista, come una vecchia rockstar acida. Inoltre il Bardo sa bene come far girare le palle al suo pubblico (si, perché NOI siamo il suo pubblico, se lo ricordi bene!), ed ogni tanto si diverte a trollare allegramente, manco fosse un socialprovocatore qualsiasi. Così, tanto per passarsi il tempo. Il problema è che nessuno trolla Trollo, neppure il grande Maestro. Quindi sai che ti dico Alan?

Mabaffanculovà!

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