La cacciatrice di mostri Elsa Bloodstone, Monica Rambeau (ex Capitan Marvel, Pulsar, Photon), Tabitha Smith (ex membro degli X-Force), l’androide X-51 Aaron Stack (alias Machine Man) e il geniale Capitano (già Capitan ????, prima che Capitan America lo riempisse di botte e gli infilasse una saponetta in bocca). Questi sono i componenti di Nextwave, un improbabile supergruppo partorito dalla folle mente di Warren Ellis, in collaborazione con Stuart Immonen. Ora, ci sono due modi per avvicinarsi alla lettura di questa breve serie: il primo è considerarla come un prodotto innovativo, ingegnoso, brillante e molto acuto; il secondo è quello di pensare che si tratti unicamente di un albo a fumetti del tutto privo di trame, approfondimento dei personaggi, emozioni, etc.. Voi fate come volete, ma l’autore vi consiglia il secondo sistema.
Il gruppo, composto da inverosimili supereroi, viene assemblato da un’organizzazione governativa chiamata H.A.T.E. (Highest Anti-Terrorism Effort), al fine di scongiurare i pericoli derivanti da alcune singolari armi di distruzione di massa (c.d. UWMDs) utilizzate dal gruppo terroristico S.I.L.E.N.T.. Ben presto, tuttavia, i protagonisti scoprono che la stessa H.A.T.E. è finanziata dalla Beyond Corporation©, (società che controlla a sua volta la S.I.L.E.N.T.) e decidono di voltare le spalle all’organizzazione di cui fanno parte e al suo singolare comandante: Dirk Anger (palese parodia di Nick Fury).
Ma non è solo quest’ultimo a rappresentare la caricatura di un personaggio della Casa delle Idee. Tutti i personaggi principali e le situazioni che si sviluppano nel fumetto sono esplicite parodie. In alcuni casi, parodie di personaggi dell’universo Marvel (come ad esempio il Capitano); in altri casi, parodie di se stessi (come nel caso di Monica Rambeau o di Tabitha Smith), trattandosi di character già esistenti nella continuty Marvel.
A questo proposito, leggendo l’albo è inevitabile chiedersi se l’universo di Nextwave sia da considerarsi o meno autonomo rispetto al Marvel Universe. Sebbene, infatti, l’albo sia pieno di riferimenti a protagonisti e situazioni tipiche dell’universo Marvel, gli stessi autori della serie (ma anche il capo-editor Joe Quesada) hanno sottolineato che trattasi di continuty differenti e inconciliabili tra loro. In contraddizione a queste dichiarazioni, sono tuttavia intervenute altre recenti pubblicazioni della Casa delle Idee come il Manuale Ufficiale dell’Universo Marvel e Civil War: Battle Damage, dalle quali sembra venir fuori un’altra realtà secondo cui alcuni o di tutti i membri di Nextwave avrebbero subito un’alterazione della personalità e della memoria proprio ad opera dai loro nuovi datori di lavoro (l’H.A.T.E.).
L’idea di fondo non è affatto male e le tavole sono realizzate con uno stile perfettamente in linea con l’ambientazione creata da Ellis. Il problema principale è che il fumetto non fa ridere quasi mai. Ed è un difetto non da poco, se consideriamo che si tratta unicamente di una parodia del fumetto supereroistico targato Marvel. Non fraintendetemi, all’interno delle storie ci sono anche degli spunti divertenti e delle trovate stilose e originali, ma – almeno a mio avviso – la presenza di tali elementi non è sufficiente a giustificare l’acquisto dell’albo. Non posso sapere se si tratti di un problema di traduzione o se siano state le omissioni operate dalla Panini in questa nuova ed economica versione (credo di aver capito che mancano, ad esempio, delle divertenti domande/risposte ad inizio episodio); ma il risultato finale è certamente al di sotto delle legittime aspettative che il blasone degli autori inevitabilmente crea.
I disegni di Immonen, al contrario, sono indiscutibilmente ottimi. L’artista è bravissimo a modificare il proprio stile a seconda dei testi che va ad illustrare di volta in volta. Lo stile cartonoso e poco dettagliato utilizzato in questo frangente risulta perfetto per un fumetto come Nextwave. Purtroppo, non è facile realizzare un fumetto comico e parodistico in collaborazione con altri; dal momento che tutte le parti coinvolte si trovano costrette giocoforza a dover sincronizzare il loro personale senso dell’umorismo. Sotto questo profilo Ortolani fa scuola.
In definitiva, si tratta di una breve serie da non prendere mai sul serio. Inutile farsi troppe domande, ad esempio su come i protagonisti si siano conosciuti, o su quali siano i rapporti tra di loro, su come abbiano ottenuto i loro poteri, etc.. Non troverete alcuna risposta. E lo sapete perché? Perché Nextwave – Agent of H.A.T.E. è solo e unicamente una grande e continua parodia. Questo è ciò che ha voluto la casa editrice; ciò che ha sottolineato lo stesso autore; ed è – almeno a mio avviso – anche il motivo per il quale la stessa serie è stata interrotta dopo appena 12 numeri.
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