Amazing Spider-man #600
17×26, S., 80 pp., col. Contiene: Amazing Spider-Man #700 (prima e seconda storia)
Colonna sonora consigliata:
Lonely Day – System Of A Down (o, se siete più “tradizionalisti”, Hanno ucciso l’Uomo Ragno – 883)
Mi preme innanzitutto fare un confronto. Di solito non li faccio mai, è una cosa che odio. Però questa volta lo devo fare. La morte di Ultimate Spider-Man, scritta da Bendis.
Perché la morte di Ultimate Spidey è bella? Perché mette in risalto tutto l’eroismo di Peter Parker, un ragazzo pronto a tutto per salvare coloro che ama (e anche di quelli che non ama); è bella perché tocca livelli di epicità incredibili, è quanto di più “pomposo” e “pompato” si potesse leggere in un fumetto. Peter prende mazzate praticamente da sei lati, ma non vacilla neanche per un attimo, non demorde, e non per sé stesso ma per gli altri.
La sua morte è stata cruda, dura, BBrutta.
Questa, se possibile, è anche meglio… mi riferisco, più che alla realizzazione, proprio all’idea. Anche questa è cruda, dura, BBrutta, ma nel modo diametralmente opposto.
Qui Peter non ha una morte epica, eroica. Tutt’altro. Muore in un corpo malato, viscido, raggrinzito, penoso ed allo stesso tempo patetico, corpo che proprio lui aveva contribuito a storpiare, con le sue percosse. La morte più infame e bastarda che ti possano scrivere, specialmente se sei un supereroe.
Dan Slott si è proprio divertito con lui: prima gli ha fatto andare tutto alla grande: il lavoro dei sogni, un po’ di soldi nel portafogli, un (apparente) riavvicinamento con Mary Jane. E’ vero, magari non era proprio il classico Uomo-Ragno dei tempi di Ditko e Romita, ma comunque i superproblemi – insieme alla proverbiale fortuna dei Parker – non erano del tutto assenti. Inoltre le storie erano pregne di quell’ottimismo e di quell’ironia che hanno sempre contraddistinto Peter e poi, diciamocela tutta, dopo un po’ ti affezioni al personaggio e vederlo felice non ti dispiace. E invece, alla fine, BAM. Si sa che quando le cose ti vanno bene, il colpo è più duro.
Ce lo dovevamo aspettare, in fondo.
Ora, se vogliamo tralasciare il dettaglio che per portare un po’ di innovazione al personaggio hanno dovuto ucciderlo (mi sembra giusto, ho subito pensato), questo potrebbe essere uno degli eventi fumettistici, nel bene o nel male, più importanti degli ultimi cinquanta anni e ha, per questo motivo, tutte le carte in regola per essere sì un successone, ma anche il fail più deprimente del millennio. Ma, comunque vada – facciamone una ragione – non possiamo mica uccidere Dan Slott… (neanche abbiamo il suo indirizzo).
Dan Slott e un Humberto Ramos nel miglior stato in cui l’abbia mai visto hanno confezionato una storia ricca di suspance, molto intensa e colma dell’azione che un po’ era mancata nei primi due numeri della saga.
Voglio ricordare la sequenza in cui vediamo un morente Ock/Peter che ha una visione dei personaggi più importanti della sua vita e anche di quelli che, diciamocelo, solo un vero cultore dell’Uomo-Ragno riconoscerà. Peter è consapevole, come non mai, che la fine potrebbe davvero essere giunta. E gli sta bene. Deve prima fare un’ultima cosa, impedire a Dock Ock di utilizzare il suo corpo per i suoi malvagi fini. Dopo potrà risposarsi, qualcun altro potrà “essere l’Uomo Ragno”. Sì, ma chi? I ragni radioattivi non crescono sugli alberi. Eppure la risposta arriva presto.
Il nostro eroe si riprende, trova la forza per combattere, come al solito, non demorde. Si getta giù dalla Torre dei Vendicatori per farla finita, insieme. Tentativo fallito. Cerca di scambiare di nuovo le menti, ma ovviamente Ock aveva preso provvedimenti. Tentativo fallito.
E’ inutile dilungarmi nei dettagli della trama. Io scrivo perché uno certe cose sente il bisogno di condividerle, deve parlarne, deve sfogarsi – che sia intenso in senso positivo o negativo, poco importa – e non certo per fare un riassunto di ciò che ha letto.
Ebbene, dopo questa sì classica, ma comunque emozionante sequenza, voglio sottolineare anche quella in cui Peter condivide le sue memorie con Ock facendogliele rivivere come se fossero sue. Apprende le lezioni di vita che Peter aveva a sua volta imparato, pagando un prezzo salatissimo. Tentativo riuscito.
E’ naturale che ai fan duri e puri questa cosa possa non andare giù. E’ un’idea che può piacere o non piacere, sicuramente ha fatto incazzare parecchi fans. Ma io non me la sento di gettar fango su Dan Slott, che – a mio parere – ha dimostrato di essere un bravo sceneggiatore ed un ottimo pianificatore.
Max Brighel ci raccomanda di non perdere Superior Spider-Man. E lo faccio anche io. E tra trent’anni, potremmo ritrovarci a sfogliare i primi numeri di Superior ricordandoci che sì, forse non è l’Uomo-Ragno che abbiamo stimato, o amato. Ma non per questo, dovrà – necessariamente – essere stato quello che abbiamo odiato.
(Ah, per quanto riguarda la storia di De Matteis e Camuncoli, carina, ma sinceramente non l’ho capita)
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