Inizio introducendo un concetto che ad alcuni piacerà e ad altri no, in modo semplice ed efficace.
Dan Slott è proprio un figlio di put buonissima donna. Non necessariamente in senso negativo, però.
Mi spiego meglio: fin da quando è arrivato, Slott ha scritto delle storie “in funzione di altre”. Da Alla Grande! in poi era tutto, per esempio, in funzione di Spider Island. Poi ha continuato, lasciando in ogni storia (o quasi) qualche piccolo particolare, qualche nodo tenuto lontano dal pettine, tutto per arrivare all’ultima saga, il suo finale. Quando, appunto, i nodi vengono al pettine. Sono del parere che si debba riconoscere, pertanto, la sua “programmazione” – quelle storie citazionistiche e divertenti che a me non sono dispiaciute affatto. E lo ha fatto senza far trapelare – a suo tempo negli USA – nessuna informazione su ciò che sarebbe accaduto in futuro. Devo dire che il numero 598 (#698 USA) mi ha spiazzato, e questo non è da poco, dato che già sapevo cosa sarebbe successo nella saga.
Per questo dico che è un figlio di put buonissima donna: perché è stato bravo. Però qui la posta in gioco è alta: si tratta di chiudere una testata storica e di concludere un’epoca – se tornerà o non tornerà Peter Parker non lo sappiamo, loro dicono di no, ma che dovrebbero dire? Sono comunque abbastanza sicuro che, anche se tornasse, niente sarebbe più come prima. Sta di fatto che concludere l’idea di ammazzare l’uomo ragno in tre numeri mi ha, fin da quando sentii il rumour, lasciato un po’ di amarezza (e io che mi aspettavo uno sproloquio – molto gradito – alla “Ultima Battaglia” di Millar o almeno ‘na cosetta da sei numeri come la morte di Peter nell’universo Ultimate). Una cosa un po’ avventata, mi sono detto. Specialmente se quello che ammazzano è il tuo personaggio preferito.
Ma comunque, ho preferito abbandonare ogni pregiudizio, che è la cosa migliore, e sono andato a comprare l’albo con la mente “sgombra”. Roba di cui Morpheus sarebbe fiero, tra l’altro.
Quindi, dopo avervi annoiato con il preambolo, possiamo pure passare ai miei pareri sul primo episodio della saga.
Amazing Spider-man #698
Ora ha un senso. Ora è tutto chiaro. Ora capiamo a cosa era servita “Zona Pericolo”, quella saga carina sì, ma apparentemente inutile, che aveva fatto incazzare parecchi di noi: ma come? Questo deve chiudere un’epoca e invece di scrivere una bella saga lunga, zoppica fino alla fine con queste storielle inutili.
Per niente inutili. Ecco a cosa serviva la saga, l’inibitore del senso di ragno di Peter e tutto quanto. Ancora una volta, era tutto collegato: proprio grazie alla perdita del senso di ragno, Dock Ock è riuscito a scambiare i corpi. Poi, qui c’è anche un altro riferimento alla saga che precedeva Zona Pericolo. Lizard svela di essere “guarito” da ciò che gli era successo (di fatto la coscienza di Lizard aveva preso il sopravvento su quella di Connors) e che ora è nuovamente Connors ad avere il controllo, pur essendo rimasto intrappolato nel corpo di Lizard.
Comunque sia, Dock (Spidey) viene liberato grazie ad un’evasione che neanche Michael Scofield e ordina ai suoi nuovi compagni di giochi (Rhino, Hydro-man e l’Uomo Colla – la serie B, insomma) di prendere l’uomo ragno vivo (ah, quando uno ci tiene al proprio corpo…).
Humberto Ramos è in ottima forma e col suo tratto caratteristico fornisce la adeguata espressività ai personaggi: fantastico lo sguardo di Ock nei panni di Peter e pure quello di Peter nei panni di Ock, che a vederlo fa una pena tremenda.
Per dare un giudizio completo, aspetto comunque la fine dell’intera saga ma, per il momento, posso dire che è meglio di quanto mi aspettassi – è anche vero che non ho mai avuto aspettative molto alte a riguardo…
Minimum Carnage, parte 6: OMEGA; Il Ragno Rosso: l’uomo nella suite presidenziale
Di questi parlo insieme, perché alla fin fine sono collegate.
Grazie a Minimum Carnage abbiamo letto una saga di simbionti come non la si leggeva da un po’: bella, leggermente tamarra e ci sono pure le mazzate al punto giusto. Venom e il Ragno rosso tornano nel macroverso per acchiappare Carnage che, intanto, sta facendo onore al suo nome nel nostro mondo e – per dirla francamente – fargli ‘na faccia quadrata.
Alla fine lo sconfiggono, come da manuale, e Kane – da complessato quale è – comincia coi dubbi esistenziali: lo devono ammazzare oppure no? Alla fine desiste, mentre Yost e Bunn ci lasciano con un interrogativo: come si fa a combattere i mostri senza diventare mostri? Che poi è un chiaro riferimento al famoso aforisma di Nietzsche, e Dio sa quanto ami i riferimenti nei fumetti.
Nell’altra storia, leggera e a tratti divertente, Kaine continua a farsi i complessi: “io non sono buono a fare niente, so soltanto uccidere, gne gne gne” che però, anche se non è la prima volta, in questo numero Yost li affronta con una maggiore maturità e visto che la storia non è affatto noiosa, va bene così.
Quello che si poteva evitare, invece, era il What if: e se l’uomo ragno avesse salvato Scarlet, che proprio non sapevano dove mettere, quindi ce lo hanno rifilato in questo numero. Le poche pagine sono noiosette… anche se assistiamo al ritorno di Gwen (che però non è quella vera, viene dal mondo fittizio creato da Scarlet, ma qui a Peter non sembra importare) e pure alla personalità disturbata di Peter che tutt’a un tratto si crede Goblin (e fa la stessa fine del primo, ben gli sta). Alla fine ci dobbiamo pure sorbire le ragnatele organiche del figlio come ciliegina sulla torta e il What if…? più brutto che abbia mai letto si chiude qui, grazie a Dio.
E pure i miei pareri sull’albo, sempre grazie a Dio.
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