Continua la ricerca di Ben Urich alle risposte sulla misteriosa morte di Daredevil, diavolo custode di Hell’s Kitchen. Bendis mette altra carne al fuoco in quella che sembra essere un’opera destinata a rimanere impressa nelle menti dei fan di cornetto. L’angoscia e la disperazione trasudano da ogni vignetta e le tavole di Sienkievicz danno un tocco unico alla narrazione. Non sono da meno le tavole di Janson, sporche e piene di particolari come al solito rendendo l’atmosfera pesante, noir e pulp.
Poche risposte in questo secondo albo ed altre domande che vanno ad aggiungersi al puzzle creato da Bendis per questa storia. Anche qui la parola “Mapone” non trova risposta, se non un collegamento a Bullseye, nemico storico di Devil. Lo stesso Bullseye, infatti, viene ritrovato morto, con un colpo alla testa e la scritta “Mapone” scritta su un muro col sangue.
Indizi ovunque, tasselli incomprensibili, Bullseye inspiegabilmente suicida. La parola “Mapone” sembra averlo fatto impazzire, arrivando a farlo suicidare in un modo tutto particolare che, in un primo momento, non viene capito dalla polizia e da Ben. Quest’ultimo cerca di ricostruire gli ultimi giorni di Devil visitando vecchie conoscenze perdute e scosse dalla perdita di Matt. Nessuno sa niente, nessuno ha sentito niente, come se Devil prima di morire non fosse mai esistito, una linea temporale con una parte buia che non può essere vista. Ma Devil è morto, no? I cittadini di Hell’s Kitchen giurano di aver visto un uomo col costume di Devil pestare dei criminali. Ci viene spiegato che, quando muore un super eroe, non è raro vedere imitatori, quasi come un omaggio al caduto. Non si sa.
La narrazione procede lentamente, concentrandosi più sui personaggi che hanno composto l’universo di Daredevil. Personaggi che sembrano essere stati quasi stravolti dall’esistenza stessa di Devil e dalla sua morte, come Elektra o Maya Lopez. Frank Castle, invece, è rimasto lo stesso di sempre. Dice che Devil l’ha mandato in prigione per farlo stare vicino ai criminali, e diciamocelo: la galera, per Frank, è una sorta di parco giochi.
Il treno per la disperazione sembra essere appena partito e si spera che Bendis inizi a dare risposte dal prossimo numero in poi. La paura che possa concludersi tutto in maniera troppo semplice è alta, così come la curiosità e la voglia di scoprire la verità.
Il dubbio è frustrante e si instaura nella mente come un virus. Ben lo sa.
Leave a Comment