MCU phase 1: The Avengers – recensione

Introduzione

I Vendicatori non erano, almeno quando la Marvel in Italia veniva ancora pubblicata dalla Corno, il supergruppo di punta della casa editrice. Tanto da essere rilegati al sottotitolo di una testata singola, “Thor e i Vendicatori”. Sicuramente i Fantastici 4 li superavano in termini di vendite, eppure nel 2005, anno del primo film della superfamiglia, Kevin Feige (che non ha bisogno di presentazioni) annunciò di volere fare un film sui Vendicatori. Tre anni dopo esce Iron Man, e l’Universo Marvel viene creato, con un obbiettivo intrinseco: proporre al pubblico del grande schermo una serie di film di supertizi, ognuno con la sua pellicola, ma che convivessero nello stesso Universo, perché un giorno (un giorno diverso dagli altri) fossero pronti a unirsi contro un nemico che nessun eroe al mondo avrebbe potuto affrontare da solo… Realizzare quindi il primo crossover supereroistico della storia con i Vendicatori come supergruppo.
Allora qulache mese dopo Iron Man uscì L’Incredibile Hulk, seguito da un 2009 di stallo senza nessun film e un 2010 con Iron Man 2. Il 2011 invece è l’anno degli ultimi due Vendicatori, Thor e Capitan America. Il pubblico e (qualche volta) la critica apprezzano, i due film di Iron Man da soli superano il miliardo di dollari di incasso e la strada è spianata per il film evento del 2012 (forse sto esagerando, ma vabbé…).

Trama

Loki, precipitato sulla Terra, dopo gli eventi di Thor, scopre la locazione del cubo cosmico (trovato dallo SHIELD dopo gli eventi di Captain America: Il Primo Vendicatore) e a tempo debito lo ruba, usando degli agenti dello S.H.I.E.L.D. come scagnozzi.
Loki dimostra la sua pericolosità e aggressività a Nick Fury che manda la Vedova Nera a recuperare Bruce Banner a Calcutta (in cui si era rifugiato dopo gli eventi de L’Incredibile Hulk) per la sua esperienza in campo di raggi gamma, che il Cubo emana. Inoltre, data la situazione di emergenza, Coulson viene mandato a New York a reclutare Tony Stark, nonostante non fosse consigliato per il progetto Avengers (come detto in Iron Man 2, dopo il quale Tony fa costruire la Stark Tower dove si trasferisce). Questo gruppo di persone straordinarie viene riunito per catturare Loki e riportare il Cubo al suo posto, prima che possa essere usato per gli scopi sconosciuti del dio. 
Ma sulle sue tracce c’è anche il fratellastro Thor, che non vuole intralci umani…

Recensione

Dire che l’idea che sta alla base di questo film è epocale è dire poco. Tralasciando le origini cartacee di tutto l’Universo (perché nelle recensione evito il più possibile il collegamento con il fumetto), proporre al pubblico con cadenza direi annuale un supereroe diverso in un contesto del film a lui dedicato dove fosse l’unico personaggio a spiccare e poi di un tratto buttare tutti insieme nello stesso scenario era una mossa azzardata. Non tanto perché si rischiava che il pubblico lo potesse snobbare ma, più che altro, per la capacità di uno sceneggiatore e di un regista di far convivere queste “primedonne” senza che si rubassero la scena a vicenda in una storia che incontrasse i gusti del pubblico generale ma anche quello dei fan.
Inoltre, si era deciso di lasciare sceneggiatura e regia nelle mani di un’unica persona, cosa ancor più rischiosa (e tra l’altro nuova): Joss Whedon. Ma dopo le prime recensione online di aprile/maggio dell’anno scorso, tutti i fan tirarono un sospiro di sollievo: Whedon ce l’aveva fatta. Oltre ad essere un film molto personale, (Marvel’s) The Avengers era anche un buon film di supereroi. Anzi no: una pietra miliare del genere.

Innanzitutto, il crossover segue la scia lasciata dai primi due Iron Man, un action – comedy family – oriented. Tutto ciò però è elevato alla massima potenza, con sequenze epiche per fan e non e dialoghi incalzanti. Ma ci arriveremo dopo, prima di tutto bisognava dire che il film ha dei suoi obbiettivi e non si tradisce, rimane fedele a sé stesso e centra il pubblico, da cinecomic classico.
Per recensire questo film è d’obbligo partire dalla cosa che prima si nota nei vari trailer, ed è la cosa al centro assoluto della pellicola: i personaggi.

Occhio di Falco
Apparso per qualche secondo su Thor, giusto per stuzzicare i fan, dove aveva un’importanza nulla, arriva qui con un’importanza minima. Scagnozzo di Loki per metà del film, il suo personaggio non viene approfondito molto se non in merito alla relazione con la Vedova Nera, ma ne esce comunque a testa alta con un paio di sequenze memorabili e l’interpretazione di Jeremy Renner, il quale ha ugualmente espresso dispiacere per non avere potuto approfondire il personaggio.

“Se centrassi con una freccia l’orbita oculare di Loki, dormirei meglio, immagino.

Vedova Nera
Da comprimario in Iron Man 2 a comprimario in The Avengers. La situazione non cambia molto, se non per qualche accenno alla sua storia passata e a qualche dialogo che Whedon le regala.

Si tratta… di mostri e magia. Non siamo mai stati addestrati per questo.

Thor
Il primo film non è stato molto soddisfacente (almeno per me), e si sperava in una nuova interpretazione del dio. Questo accade solo in parte (per forza di cose), ma è comunque piacevole vedere che Whedon abbia trovato un compromesso tra il troppo improvviso cambiamento nel primo film e le conseguenze che avrebbe portato, senza sbavature. Questo è un Thor davvero cresciuto, anche se a mio dire sfruttato poco sul piano dell’azione, e il suo rapporto con Loki a tratti commuove.

Ci hanno allevati insieme. Abbiamo giocato insieme, abbiamo combattuto insieme. Non ricordi nulla di questo?

Capitan America
Piombato nel 2012 dopo 70 anni di ibernazione, Rogers si ritrova in un mondo ancora in guerra, con dei e uomini di metallo, ma sfortunatamente non si spreca molto tempo sul suo spaesamento, probabilmente sarà una cosa da approfondire nel sequel. Il personaggio perde un po’ nella parte centrale ma per fortuna rimonta durante la lotta finale.

Sai, l’ultima volta che sono stato in Germania e ho visto un uomo innalzarsi sopra tutti gli altri abbiamo scelto il dissenso.

Hulk & Bruce Banner
Terzo film con Hulk, terzo attore per Banner e la sua “controparte”. Meno male che Mark Ruffalo è probabilmente la miglior scelta fatta finora. Un dottore che trasmette empatia e umanità e un mostro da scazzottate coi controfiocchi. È davvero uno dei pezzi forti di questo film, finalmente qualcuno gli rende giustizia.
Inizio secondo approfondimento psicologico
Come detto nella recensione del film singolo dedicato Hulk, sembra che il mostro sia la parte agitata di Banner, che viene risvegliata in fretta e furia ogni volta che Banner è troppo agitato per avere pieno possesso del suo corpo e della sua mente. Questa teoria, non so se per coincidenza o per volontà di Whedon, è stata mantenuta e perfino approfondita. Con la frase immediatamente precedente alla sua seconda trasformazione (in questo film) Banner da una nuova chiave interpretativa: Hulk è sempre lì, aspetta solo che Banner si lasci andare per potersi scatenare. Come nel primo film, neanche qui Bruce si arrabbia, ma c’è una differenza: Hulk in The Avengers non è arrabbiato come lo era ne L’Incredibile Hulk. È molto più bambinesco, più cartoonesco. Ruffalo stesso ha detto di essersi ispirato alle movenze di suo figlio per interpretare la creatura. Dato che era un anno che non si trasformava, può darsi che la “segregazione” nella mente di Banner lo abbia fatto regredire, come una specie di morte – rinascita, ma la questione rimane dubbia.
Un’ultima cosa: a tutti quelli che dicono che il cambiamento radicale di Hulk nella battaglia finale non abbia senso, vorrei ricordare che sì, Hulk non aveva mai visto i Chitauri, ma precedentemente non aveva mai visto neanche l’Abominio. È sempre la stessa storia, Hulk è chi emerge dalla mente e dal corpo di Banner per risolvere i suoi casini, perciò è chiaro che vede la trasformazione di Banner come una sorta di indirizzamento al pericolo più vicino. Se a metà film si trova davanti la Vedova Nera quando si trasforma, attaccherà la Vedova Nera. Se alla fine Banner gli farà lanciare un pugno contro i Chitauri è un segno chiaro e lampante per Hulk che Bruce vuole che li distrugga e che i nemici degli alieni sono suoi amici. E Hulk lo fa, perché, come detto da Stark in una citazione che ha aperto un mondo al dottore, Hulk ha salvato la vita a Banner. Perché non continuare a stare dalla sua parte?
Fine secondo approfondimento psicologico

È questo il mio segreto, capitano: sono sempre arrabbiato.

Iron Man
È lui. Il vero pezzo forte del film. Il personaggio che ha inaugurato l’Universo Marvel. Croce e delizia dello sceneggiatore, che doveva evitare di dare al pubblico un “Iron Man e i suoi amici Vendicatori”. Ha una parte più centrale rispetto agli altri protagonisti, per forza di cose visto il suo status di “beniamino del pubblico”, ma i ruoli sono distribuiti talmente bene da aver evitato un terzo capitolo dell’uomo corazzato. Dai primi film di Iron Man Whedon infonde alla sua pellicola la leggerezza e l’ironia, regalando battute cult soprattutto al personaggio di Robert Downey Junior.
L’approfondimento psicologico è accennato solo verso l’ultima grandiosa scena finale, ma è bello vedere come Stark (e in fondo tutti gli altri personaggi) siano stati caratterizzati in relazione agli altri. E in particolare Tony, appunto. I diverbi con Capitan America che offriranno all’eroe uno spunto per crescere, la riconferma della sua sfacciataggine con Thor, l’amicizia (anche se solo accennata) con Bruce Banner e la riconferma che dopo la disavventura in Afghanistan sia un uomo cambiato, visto il disprezzo per l’utilizzo che fa lo SHIELD del Tesseract.
Non gli spetta il titolo di leader effettivo nella squadra, visto il suo carattere, ma dopo Iron Man 2 è riuscito a tornare nei nostri cuori. Whedon è riuscito a dare al pubblico ciò che voleva da Stark: battute fulminanti e memorabili, egocentrismo a gogò, una crescita interiore non troppo grande ma percepibile e delle scene d’azione in armatura che assicurano lo spettacolo visivo. Più di quanto non l’abbiano fatto i precedenti capitoli.

Se non riusciremo a proteggere la Terra, stai pur certo che la vendicheremo.

I(l) villain
Il buon Loki, una delle poche luci in Thor, pensa che gli spetti uno dei Nove Regni di diritto. Dopo aver conquistato il Cubo Cosmico patteggia con l’Altro di consegnare la potente arma in cambio dell’esercito dei Chitauri, qualora riuscissero nello scopo di conquistare Midgard. L’Altro accetta e Loki prende tempo fino all’arrivo degli alieni, cercando di impedire a eventuali forze terrestri di contro ribattere.
Per 2/3 del film Loki riconferma di essere il miglior villain apparso in questa catena di film.
È subdolo, è meschino, è a tratti patetico, tanto che non riesci a prendertela più di tanto con lui perché inizi a provare compassione, ed è un vero dio dell’inganno, tanto che neanche lo spettatore riesce a capire quale sia davvero il suo piano, se non verso secondi prima della battaglia finale. Prima sembra che voglia porre d’ostacolo ai supereroi dei suoi scagnozzi, poi che voglia assistere e basta alle gesta degli umani compiacendosi della loro incapacità nell’affrontare situazione estreme, poi sembra che voglia liberare Hulk per fargli scannare tutti, poi finalmente Stark capisce la sua natura e il suo piano. Che ovviamente era fallito. Se da una parte il suo piano era quello di far inimicare tra di loro le uniche persone che avrebbero potuto fermarlo, dall’altro compie un gesto che li unisce contro il pericolo comune. Loki, dopo che pensa di aver raggiunto i suoi obbiettivi e di essere inarrestabile,  compie un’avventatezza senza pensare alle conseguenze. Perché Loki è una diva, i riflettori devono essere puntati su di lui, ed è una montata. E così nello spettatore si forma l’equilibro perfetto tra “quanto voglio che lo riempiano di botte” e tra “sì però poverino, mi fa un po’ pena”.

Non vi sembra semplice? Non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità: voi bramate l’asservimento, il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un’identità. Voi siete nati per essere governati. Alla fine vi inginocchierete sempre.

Per l’ultimo terzo del film i nemici sono i Chitauri, mercenari senza personalità che seguono la logica dei villain da quattro soldi di questo tipo di film: tanti ma tutte seghe. Perché in ogni cinecomic l’eroe deve affrontare, oltre al villain principale, una schiera (che a volte sembra infinita) di nemici tutte seghe per dare un ritmo all’azione.
In Iron Man erano i terroristi di inizio e metà film.
Ne L’Incredibile Hulk era l’esercito vero e proprio.
In Iron Man 2 erano i droni Hammer alla fine.
In Thor erano i giganti di ghiaccio all’inizio.
In Captain America: Il Primo Vendicatore era la divisione dell’Hydra.
A parte la loro caratterizzazione nulla (giustamente), gli alieni assicurano azione a non finire e una battaglia finale spettacolare, da annali dei cinecomic.

Graaaaargh

Oltre ad aver fissato definitivamente personaggi come Iron Man e Thor nell’immaginario collettivo, Whedon colleziona un cinecomic con un’azione devastante, sia per quanto riguarda l’interno del film (con una stima di danni che supera i 100 miliardi), sia per quanto riguarda gli occhi dello spettatore. L’epica d’azione è fortissima, e ogni inquadratura nella lotta finale grida “Vendicatori Uniti!”, senza dimenticare lo spettacolare piano – sequenza dove ammiriamo i supereroi in battaglia uno dopo l’altro.
Da sgranare gli occhi insomma, anche perché vedere sullo stesso schermo personaggi così iconici non è roba di tutti i giorni.

La sceneggiatura non brilla di originalità, ma pensando al disastro che poteva essere si tira un sospiro di sollievo. È la storia dei fumetti con i quali siamo cresciuti: un cattivo molto cattivo vuole conquistare la Terra e delle persone che inizialmente non si piacciono capiscono di essere degli eroi e si finisce con New York distrutta. E poi, già la premessa di riunire questi personaggi per la prima volta già basta.
Per cercare il pelo nell’uovo, si può dire che Alan Silvestri (compositore della soundtrack di Cap e Ritorno al Futuro) poteva impegnarsi un po’ di più, ma per l’udito bastano già i dialoghi eccellenti (per un film del genere).
Insomma: lustra gli occhi, allieta le orecchie e riscalda il cuore. Uno dei migliori cinecomic di sempre.

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