Beh, di certo possiamo affermare che si tratta proprio di un bel periodo per il personaggio di Daredevil. In Italia è attualmente in corso di pubblicazione la splendida e pluripremiata run di Waid, che ci mostra un Matt Murdock profondamente distante rispetto all’oscuro vigilante visto fino a quel momento; in più, per chi se la fosse persa, Panini Comics ripropone l’intera saga firmata da Brubaker in albi brossurati a cadenza più o meno regolare. Ma non è tutto, infatti, questa settimana è arrivata nel Bel Paese anche l’attesa miniserie in 4 volumi (8 in USA) dal titolo End of Days. Il racconto, firmato da Brian Michael Bendis e David Mack, si propone di essere una sorta di ideale conclusione del geniale arco narrativo realizzato in passato dai due autori e riporta infatti i lettori alle cupe atmosfere del passato.
Che si tratti di un’opera di livello appare chiaro sin dall’inizio. La scelta della voce narrante, la prosa utilizzata, le tavole caratterizzate da un tratto sporco e carico di inchiostro, ci introducono sin da subito all’epilogo della vicenda. Un evento talmente eclatante e violento da lasciare letteralmente sbigottiti gli ignari fan del Diavolo Rosso. Immediatamente comprendiamo che la voce fuoricampo è quella di Ben Urich, giornalista del Daily Bugle e fraterno amico di Devil; esattamente come realizziamo che la situazione è drammatica e irreversibile: Matt è morto di fronte agli sguardi inermi degli abitanti di Hell’s Kitchen.
Inizialmente, può sembrare semplicemente una storia celebrativa e priva di rilevanti spunti d’interesse, ma la coppia di autori riesce comunque a renderla convincente e appassionante grazie anche all’inserimento di elementi tipici del genere noir. Bendis, a dirla tutta, appare lontano rispetto ai livelli passati alla giuda del Diavolo Rosso, ma il livello qualitativo della storia rimane comunque ampiamente sufficiente.
Ciò che impreziosisce l’opera è senz’altro lo stile di Klaus Janson (che ogni fan di Daredevil che si rispetti ricorda come colui che – insieme a Frank Miller – ha ridefinito magistralmente la figura dell’Uomo senza Paura) che troviamo qui particolarmente crudo e viscerale. La tecnica utilizzata dall’artista, fatta di linee spesse e scure, si combina alla perfezione con le atmosfere cupe di Bendis e Mack; e si trasforma in vera e propria opera d’arte grazie al genio di Bill Sienkiewicz.
Che dire? In generale non amo le storie di questo tipo, ma qui siamo di fronte ad un prodotto indiscutibilmente di alto livello. Si avverte una minore confidenza di Bendis con il personaggio, ma la storia mantiene sempre un ottimo ritmo e una buona scrittura. Le tavole sono semplicemente eccellenti.
In definitiva, si tratta di una storia che ha tutte le premesse per diventare un cult; e che, dunque, i fan del Diavolo non possono non avere. A tutti gli altri consiglio di comprarla ugualmente: tanto prima o poi lo diventeranno. E’ inevitabile.