Per chi è stato bambino negli anni ’80 ci sono 3 indiscussi miti cinematografici: Luke Skywalker, Indiana Jones e Superman.
Film e personaggi che hanno lasciato un segno enorme e ci hanno fatto sognare di essere un archelogo pieno di donne che vola col suo mantello rosso brandendo una spada laser (ok, forse ho fatto un mash-up eccesivo). Tutti questi film, curiosamente, sono stati accompagnati dalle musiche di John Williams con quei motivetti che ti restano in testa per sempre. Tataratta tattarà (è la musichetta di Indiana Jones!!!)
Nel terzo millennio, però, l’avvento di tecnologie che consentono di realizzare mirabilie sul grande schermo è, il più delle volte, andato di pari passo con una spaventosa povertà di idee. Risultato: un numero incalcolabile di remake e, nei tre casi sopracitati, di sequel/prequel deludenti.
La prequel-trilogy di Star Wars, con la sua coloratissima computer grafica farlocca e quell’intollerabile abominio di Jar Jar Binx che genera orticaria e sconvolgenti esplosioni di rabbia, ha purtroppo offuscato il ricordo di una saga perfetta. Il curriculum vitae del dottor Jones è stato indelebilmente macchiato, sempre da George Lucas, con il ritorno di un cassaintegrato Indie ne Il Teschio di Cristallo.
A banalizzare Superman, invece, ci aveva pensato Bryan Singer nel 2007 con Superman Returns interpretato da Brandon Routh Rutto (quel tizio che al cinema ha massacrato pure Dylan Dog). Un film impalpabile, senz’anima né carattere come il suo protagonista. Ma, nella speranza/attesa che JJ Abrams ci riporti uno Star Wars degno di tal nome, intanto Superman è tornato per davvero.
– Ma che stai dicendo? Tutte le recensioni sono negative e pure Mark Waid ha detto che il film è da buttare –
Molti, seguendo la scia di Waid si sono lanciati in critiche sfrenate alla pellicola di Snyder (curiosamente tutte le recensioni ricalcano paurosamente la sua: “avrei voulto dirvi che questo film è strepitoso ma non posso…”). Tuttavia, anche lo stesso Waid ha detto che per 2/3 il film lo ha convinto, ma non è rimasto per nulla soddisfatto dalla distruzione di massa del 1/3 finale.
Ed è vero, il Badaboom-Crash-Sbang finale è eccessivo ma andiamo con ordine e, per prima cosa, consentitemi di vanagloriarmi di aver assitito alla prima di Man of Steel al Taormina FilmFest. Giustamente (o, forse, eccessivamente) tronfio, vi pubblico la foto che ho fatto al cast presente all’evento:
E ora parliamo un po’ del film.
Riportare al cinema il più classico ed iconico degli uomini in calzamaglia è stata una bella responsabilità. Man of Steel è un film che non poteva fallire. Alla regia Zack Snyder, direttore d’orchestra di due convincenti cinefumetti come 300 e Watchmen, ma reduce da quell’accozzaglia di illogiche scene in slow motion che è stato Sucker Punch. Alla sceneggiatura Christopher Nolan e David Goyer.
– Oh no, Goyer è quello che ha scritto Il Corvo 2, Ghost Rider 2 e Da Vinci’s Demons!!! –
E’ vero, caro fan, ma ha anche co-sceneggiato la trilogia del cavaliere oscuro che ti è tanto piaciuta.
Lasciando da parte gli scheletri nell’armadio del team creativo, uno degli aspetti più complicati era la scelta del protagonista. L’immagine di Superman resta (giustamente ed) indelebilmente legata a Chritopher Reeve. Ma, per realizzare qualcosa di nuovo, si doveva voltare pagina. La scelta di Singer di Brandon Routh Rutto, un belloccio senza carisma scritturato solo per la somiglianza fisica con Reeve non andava ripetuta. Ecco dunque Henry Cavill, certo pure lui è una specie di modello di Abercrombie belloccio, moro, occhi azzurri e fisicato ma il suo lo fa. Personalmente l’ho trovato azzeccato. Così come altri membri del cast, su tutti Russell Crowe/Jor-El, Kevin Costner/Jonathan Kent (Kevin, era da parecchio che non ti trovavo convincente, sai?), Diane Lane/Martha Kent ed Amy Adams/Lois. Con Zod, forse, si sarebbe potuto trovare di meglio di Michael Shannon (ho ancora negli occhi il Cumberbatch di Star Trek Into Darkness: un villain coi controcazzi) e poi c’era anche il solito Laurence Fishburne, ormai un prezzemolino come Morgan Freeman ad Hollywood: dove li metti, stanno.
Va detto da subito che Snyder, Goyer e Nolan più che un film supereroistico hanno realizzato un film sci-fi. E’ prevalente, trattandosi di una pellicola di tipologia Begins, l’approfondimento dell’origine aliena di Clark/Kal-El. Dunque, ampia sequenza iniziale ambientata a Krypton con Jor-El sugli scudi e largo uso di navicelle spaziali, tecnologie aliene e kryptoniani ultrapotenti. Dimostrazione che si può fare un film su Superman anche senza Lex Luthor e la kryptonite.
– Ma come? Non c’è Lex Luthor? E neanche la kryptonite? Non esiste un film di Superman senza Lex! –
Ma carissimo fan integralista, se ti piace vedere sempre le stesse cose perchè non ti sei comprato il cofanetto coi 4 DVD del Superman anni ’70-’80 di Donner e Lester? Zod, tra l’altro, è un personaggio fondamentale nella mitologia dell’uomo d’acciaio ed un villain coerente con una pellicola sulle origini del personaggio.
Altro stereotipo che è stato rivisto è il ridicolo camuffamento con gli occhiali degno dell’ispettore Clouseau.
– Nooooooo! Ma siamo pazzi? Vuoi dirmi che anche se indossa un paio d’occhiali, Lois lo riconosce lo stesso? E come fa? Ha messo gli occhiali, capisci, gli occhiali da vista! –
Beh, caro fan, ti commenti da solo.
Il Superman presentato da Snyder è un personaggio solitario, alla ricerca delle sue origini e di se stesso, in questo si distanzia profondamente dalla sua precendente controparte, quella dell’affabile ed amichevole Superman di quartiere (parlo di Reeve, il film con B.Rutto per me non è MAI esistito, chiaro?).
–Come? Niente sorrisi ammiccanti e battutine sul colore delle mutandine di Lois? –
Ma scusa, incontentabile fan integralista, tu eri quello che si lamentava perché Iron Man 3 lo volevi dark ed invece era una action-comedy, ed ora che ti danno un Superman tormentato quel tanto che basta, tu te ne esci che volevi la spruzzatina di commedia? Ma deciditi una buona volta!
Efficace e ben dosato anche il ricorso a flashback che, durante lo svolgimento della trama principale, mostrano i primi passi di Clark nell’apprendere i suoi poteri ed al tempo stasso approfondiscono il rapporto col suo “padre umano” Costner.
Per chiudere il capitolo “note liete” non posso non menzionare le musiche di Hans Zimmer, come sempre grandissimo nel conferire un tono epico alle pellicole che hanno l’onore di essere impreziosite dal suo lavoro.
Certo non è tutto rosa e fiori. Snyder, fortunatamente, si violenta non ricorrendo al suo abusatissimo marchio di fabbrica, lo slow motion, che viene anzi rimpiazzato con scene di fast-motion che enfatizzano la potenza e la rapidità del volo ultrasonico di Superman. Però non riesce a limitarsi altrettanto bene in un altro aspetto: nell’ultima mezz’ora abbondante, Man of Steel si trasforma in un disaster movie che neanche Michael Bay e Roland Emmerich strafatti di Red Bull ed allucinogeni avrebbero concepito. Come un bambino che non risce a smettere di giocare coi fuochi d’artificio, Snyder entusiasmato dall’effetto speciale ne abusa e semina distruzione in quantità industriale. Ma il troppo stroppia. Lo stesso Superman in molte sequenze, totalmente incurante dell’incolumità delle povere comparse, lancia nemici contro autocisterne e pompe di benzina generando una catena di incidenti che neanche Bruce Willis in 5 film di Die Hard.
Altro elemento di cui si è abusato è Lois. La pur deliziosa e convincente Amy Adams nei panni della giornalista d’assalto viene piazzata dalla sceneggiatura praticamente in tutte le location del film: al Polo Nord, a casa Kent, nella base militare, al Daily Planet (ok, qua ci stava), pure sulla nave aliena e sul bombardiere americano. Insomma un gatto attaccato ai maroni una stalker da denuncia: l’unico modo che ha Superman per togliersela dalla scatole è volare in orbita. Perfino durante la battaglia finale il nostro eroe vola per 30 isolati lasciandosela alle spalle e lei, indomita, si ripresenta al suo cospetto dopo 2 secondi netti (che sia un’aliena dotata di teletrasporto?).
Insomma, le 2 ore e mezza di Man of Steel sono volate via d’un fiato ed è stato, a mio avviso, un intrattenimento di qualità. Qualcosa mi ha fatto storcere il naso e, dunque, non urlo di certo al capolavoro ma finalmente, per me, Superman è tornato davvero.
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