James Mangold non è mai stato interessato a fare un film a fumetti. In linea di massima, a lui non sono mai piaciute esplosioni o roboanti sequenze d’azione in 3D. Non ama supereroi dalla battuta facile e maliziosa. Ciò che a Mangold interessa, invece, è la caratterizzazione dei suoi personaggi. Ed in effetti, il regista e sceneggiatore statunitense, ha sempre dimostrato con i suoi film la propria spiccata attitudine; basti pensare a pellicole come Ragazze Interrotte, Quando l’amore brucia l’anima e Quel treno per Yuma. Mangold è insomma un regista di attori, che ha il merito di aver tirato fuori interpretazioni di primo livello da attori come Angelina Jolie, Joaquin Phoenix e Christian Bale.
Può sembrare strano, dunque, che un regista che ha basato la propria carriera sul dramma e su una maniacale attenzione verso l’interpretazione dei personaggi, rivolga la sua attenzione verso una sceneggiatura tratta da un fumetto; e, in particolare, uno di quei comics così saldamente impressi nella moderna cultura pop come The Wolverine.
“Una delle cose più interessanti di Logan è la sua immortalità“, spiega Mangold intervistato da IGN in un giardino cinese di Sydney sul set di The Wolverine. “Ciò che mi affascina è la malinconia che immagino porti dentro chi è costretto a vivere per sempre: una sorta di ronin. Il che, in un certo senso, è esattamente ciò che Logan è”.
A dispetto di quanto si possa pensare, The Wolverine non è un progetto affatto semplice da sviluppare. Non è una storia che tratta le origini del personaggio, dal momento che quel film c’è già stato (X-Men Origins: Wolverine). Non è parte di alcuna saga narrativa esistente nell’universo cinematografico Marvel. Si tratta di una storia slegata rispetto alla continuity cinematografica, così come l’opera orinale lo era rispetto alla continuty Marvel. In realtà, l’unica cosa certa che si può dire di The Wolverine è che si tratta di un film indipendente. A dispetto delle abitudini di Hollywood, questo non è certamente un film fatto per la nascita di una trilogia ‘The Wolverine’. E questo a Mangold sembra piacere parecchio.
“The Wolverine non nega quanto visto precedentemente in altri film basati sul personaggio di Logan, ma risulta del tutto slegato rispetto ad essi. In più, grazie anche alla trama originale e al viaggio intrapreso dal protagonista, è stato più semplice concentrarci sulla singola storia, senza rimanere legati in alcun modo a precedenti o futuri film. Insomma, in questo modo abbiamo avuto la possibilità di trattare la storia senza raccontare le origini. Possiamo iniziare in media res. Possiamo iniziare dall’azione“.
La pellicola, come molti sanno, si basa sulla nota miniserie a fumetti del 1982 firmata dalla coppia Claremont/Miller (che torvate recensita qui). La storia originale riveste una grande importanza nel mondo degli appassionati di comics in quanto ha rappresentato un momento di trasformazione per il personaggio di Wolverine. Quest’ultimo, infatti, passa dall’essere considerato un combattente attaccabrighe, al diventare un vero e proprio ronin; un samurai senza padrone. L’opera di Claremont e Miller ha influito in maniera determinante sulla figura di Logan, ridefinendone il personaggio da lì in avanti; e trasformandolo in una persona caratterizzata da un forte codice morale, perennemente in lotta con la propria natura animale. L’adattamento cinematografico prenderà le mosse dall’arco narrativo del 1982, ma aggiornandone gli aspetti anacronistici, per rivolgerlo verso il pubblico contemporaneo.
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