Due parole sulla Principessa Mononoke

Sono sempre stato un fan dei film d’animazione, sia che essi provengano da studi quali Disney, Pixar, DreamWorks o da studi meno noti. Ma c’è uno studio (ahimè) di cui non ho mai guardato nemmeno un film, sarà perché non ne sono mai stato attratto, o perché non me ne intendo molto del genere. Sta di fatto che non ho mai visto un film del famosissimo Studio Ghibli. Almeno finora.
Quando ho saputo che durante la settimana del cinema per soli tre euro avrei potuto guardare uno dei più importanti film d’animazione del maestro Miyazaki, Principessa Mononoke, non ho potuto fare a meno di cogliere l’occasione e guardarlo. E’ stata una una scelta saggia.

Inizio dicendovi che sono andato a vedere il film senza nessuna aspettativa, anzi, mi vergogno ad ammetterlo ma avevo quasi paura di imbattermi in una cosiddetta: “solita giapponesata”, invece dopo, credo, i primi 15-20 minuti ho riscoperto la magia del film d’animazione. Non voglio perdere tempo nel raccontarvi la trama, anche perché credo sarebbe troppo riduttivo e voglio evitare ogni genere di spoiler. Sappiate solo che all’interno del film un ragazzo viene infettato da una malattia mortale da parte di un demone, e decide di partire per cercare la cura. Lungo il cammino incontrerà una ragazza cresciuta dai lupi, la Principessa Mononoke.

Tante le tematiche che il film affronta, l’eterno conflitto tra uomo e natura, da un lato l’ignoranza dell’uomo nel non capire che rovinando la natura rovina solo se stesso, e dall’altro l’aggressività che la natura stessa ha sviluppato nei confronti dell’uomo a causa del suo comportamento. Non tutto è bianco o nero, e lo spettatore viene posto di fronte a discutibili scelte morali: una donna decide di utilizzare la manodopera degli abitanti di un povero paese per costruire armi con cui avrebbe dominato il Giappone, curando però in cambio i loro dolori e la loro condizione di povertà, sta facendo la cosa giusta o sbagliata?

La cosa più bella, però, è decidere di rappresentare tutto questo (mi scuso con gli esperti per il termine che sto per usare) con un cartone animato (o ‘anime’ se preferite, non voglio essere trucidato). Infatti Principessa Mononoke non è affatto un film per bambini, anche perché alcune scene violente potrebbero davvero dare fastidio ai più piccoli, senza contare che non capirebbero la maggior parte degli avvenimenti o dei significati presenti nella pellicola.

Insomma, consiglio davvero a tutti di andare a vedere Principessa Mononoke. Anche a quelli che, come me, finora non avevano mai dato fiducia allo Studio Ghibli, affinché possano anche loro riscoprire la bellezza e la profondità che l’animazione può ancora offrire.

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