DIo odia il Giappone – Romanzo d'amore e fine del mondo

Otaku! Voi fanatici del mondo orientale che amate dilettarvi dall’alba al tramonto guardando i più disparati anime (sempre rigorosamente “sub ita”, perché nel nostro italico stivale mai e poi mai arriveranno alle emittenti nazionali) e perdendo la vista nei tanti manga in bianco e nero comprati in fumetteria o furbescamente letti su internet, sappiate che: Dio odia il Giappone!

Il Giappone è una terra strana, una nazione dal passato oscuro, che passò cent’anni di storia in pochissimo tempo: perché mentre nell’ottocento Europeo le corti fiorivano, la democrazia si diffondeva e in Italia il buon vecchio Garibaldi tentava di ricucire le diverse regioni-sato, lì regnava ancora un sistema feudale simile a quello che la nostra parte di mondo ha visto nel Medioevo!
Giappone: terra di leggende, di tradizioni, di samurai e (probabilmente) dalle origini cinesi. Si può davvero sperare di conoscere questa nazione? Siamo sicuri che sappiamo cosa c’è oltre la via della Seta di Marco Polo?

La maggior parte dei giovani lo conoscono per due elementi base: gli anime e i manga. Da questi ultimi si sono potute comprendere storia e cultura giapponesi: da Inuyasha si è appreso che l’epoca Sengoku era piena di samurai, contadini, ma soprattutto demoni alla ricerca della sfera dei sette spiriti; da Mademoiselle Anne si è appreso come all’inizio del XX sec. il Giappone era ancora relegato in tradizioni d’onore, teatro kabuki e case di geishe; con Holly e Benji si è appreso, con stupore malcelato, che il Giappone ha vinto la coppa del mondo! Sailor Moon ha fatto diventare planetaria la leggenda della principessa lunare, che Giappone e Cina si contendono da anni, ma in tutta questa faida la Takeuchi è l’unica che ci abbia guadagnato; Ufo Robot ed i tanti, tantissimi altri mecha, fino a finire con Neon Genesis Evangelion, hanno insegnato una grossa lezione: se ci sono delle creature aliene che vogliono conquistare il mondo, cominceranno dal Giappone (a ciò si oppone il cinema hollywoodiano che vuole il primato sulla scelta degli extraterrestri; in ogni caso, quest’ultimi, dell’Italia se ne fregano).
E poi si è appreso il bellissimo sistema scolastico Giapponese con: Devilman, GTO, Full Metal Panic, Yu degli spettri, Caro fratello ecc., ovvero di come ci sia armonia fra gli studenti e si studino svariate materie (il sarcasmo era d’obbligo), di come il (o la) più bello della classe è anche il più studioso, ma non è un secchione perché va bene in tutti gli sport ed è ammirato dalle ragazze, i prof. lo reputano un punto di riferimento e la preside lo farebbe suo vice se solo avesse l’età giusta, ma può sempre farselo in altri modi…oh! Credo di essere caduto in un genere V.M.18. chiamato Hentai, ma anche da quello si è appreso molto sulla società giapponese e sugli extraterrestri.

Tornando al principio, riemerge la domanda: si può conoscere il Giappone rimanendo solo nella sfera dei fan di anime e manga?
La risposta è semplice: no.

Il Giappone che conosciamo è qualcosa di fantasioso, costruito, un parco divertimenti degno di Disneyland! Ma in realtà questa nazione, che dall’inizio del ‘900 ha cominciato a cozzare contro le culture occidentali, fino ad esserne inglobata, è piena di sfumature, di tormenti di angosce di catene e madre di generazioni vuote, vuote perché desiderano rinnovarsi.

Ciò che l’anime NHK ha tentato di urlare al mondo, in maniera ancor meno favolistica è scritta nel libro che voglio recensire, intitolato: Dio odia il Giappone di Douglas Coupland.

Cito la descrizione della prima pagina:
«Tokyo, fine anni novanta. Concluse le scuole, Hiro Tanaka e i suoi amici un po’ sballati si dividono tra università e lavoretti part time, rave party e sessioni di shopping sfrenato a Shibuya, fughe oltreoceano e inseguimenti precipitosi.
Paranoico e insicuro, innamorato respinto e schiavo delle sue ossessioni, Hiro cerca di trovare se stesso all’ombra di un Giappone che tutto ingloba e immobilizza, togliendo il futuro da sotto i piedi a lui e a tutta la sua non-generazione. […]»

Le vicende ruotano attorno al personaggio di Hiro Tanaka, figlio di una coppia che incarna il vero sogno Giapponese, ma figlio di una generazione che si ribella stancamente a quel “sogno” ed a tutti i vecchi preconcetti e ideali del Giappone.

Finita la scuola la sua vita diventa una costante sopravvivenza a tutte le delusioni che gli capitano: la disgregazione della sua famiglia, la perdita dell’amore, il suo dover diventare schiavo di certe regole conformiste per ottenere popolarità e poi il tragico incidente nella metropolitana del 20 marzo del 1995, il più grave attentato al Giappone dopo la Seconda Guerra mondiale.
Poi c’è il suo linguaggio, un parlare e pensare in modo schietto e diretto che lancia frecciate sia alla sua nazione, alle persone che la abitano che al mondo occidentale, alle religioni, alla vita, il tutto contornato da piccoli capitoli in cui Hiro scrive delle lettere ad un suo ipotetico Clone, lettere all’apparenza superficiali, ma in cui il protagonista rivolta se stesso, specchiandosi in un futuro sé, forse migliore, forse no.

Coupland ha avuto la grande dote di riuscire a catturare l’attenzione del lettore con fasi ironiche e fasi realisticamente tragiche, facendolo sprofondare nella realtà di un Giappone misconosciuto, facendoglielo quasi odiare e rinnegare (specie se il lettore è il tipico ragazzo che sogna il Giappone ideologico) ma, sul finale, sferra un colpo di coda ed un sorriso amaro e qualche onda di commozione, fa tornare alla luce il sorriso che egli stesso ha sottratto dal lettore.

Consiglio vivamente Dio odia il Giappone, è un libro non molto lungo (206 pagine e qualcuna di queste ha immagini) ed è uno dei pochi (almeno tra quelli che ho letto finora) che sa parlare di questa isola orientale con la verità storica e la leggerezza favolistica.

«[…]Dio odia il Giappone è un romanzo per immagini folgorante e comico, radicale e profetico, scritto nel 2000 e ancora inedito in tutto il mondo fuorché in Giappone.
Il più sensibile narratore della cultura pop contemporanea rende omaggio al Paese del Sol Levante fotografandolo nel momento storico in cui il collasso economico e il fanatismo religioso hanno dato vita a un nuovo, pericoloso culto della morte.»

A voi tutti, una buona lettura!

P.S.: Io ho l’edizione “I vinili ISBN edizioni” costa 9€ e l’ho trovata molto piacevole nel formato e nella scelta visiva della copertina.

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