AMERICAN VAMPIRE considerazioni sulla serie e recensione vol.5

Negli ultimi anni abbiamo visto e rivisto vampiri dappertutto: cinema, TV, libri e fumetti. Quasi tutte storie di pessima qualità, vampiri della porta accanto, vampiri emo che disegnano cuoricini sulla Smemo e vanno a scuola con la decappotabile, vampiri vegani, vampiri dal cuore tenero che bevono sangue animale… Insomma una tristezza senza fine. Dov’é finito il Dracula di Bela Lugosi o il meraviglioso Gary Oldman che impersonò il Dracula di Coppola? Sono stati sacrificati sull’altare di quell’abominio interpretato da Robert Pattinson.
E allora perché dovreste leggere l’ennesima storia di vampiri? Semplice: perché American Vampire é un capolavoro!

Ma andiamo con ordine: la serie parte nel 2010, a scrivere il primo arco narrativo l’astro nascente del comic DC Scott Snyder e sua maestà Stephen King. Il re del brivido, affascinato dalla storia scritta dal giovane di belle speranze Snyder, accetta di co-sceneggiare i primi cinque numeri di AmVamp. E’ la spinta decisiva per Vertigo.
Il risultato é un successone.

E’ lo stesso King, nella prefazione al primo volume, a spiegarci perché ha creduto in questa storia: finalmente si parla di vampiri veri e i vampiri, per definizione stessa, devono far paura. L’immagine del vampiro-fighetta degli ultimi anni é intollerabile.

La narrazione prende il via nel far west di fine ‘800 raccontandoci le avventure di Skinner Sweet, sanguinario fuorilegge che, per una serie di fortuiti eventi, diverrà il primo essere di una nuova specie: la Homo Abominum Americana, il vampiro americano. Crollano tutti gli stereotipi: Sweet sotto il sole non deve mettere la protezione 50 per non abbrustolirsi, la luce infatti lo rende più forte e i paletti di frassino li usa come stuzzicadenti, per lui é letale l’oro.
Parallelamente, il primo story-arc racconta come Sweet negli anni ’20 “vampirizzerà” una giovane attrice di nome Pearl, personaggio diametralmente opposto al fuorilegge Skinner e che diverrà, assieme a lui, coprotagonista di questa appassionante storia che ci accompagnerà attraverso i decenni. Altro affascinante elemento di AmVamp é, infatti, la collocazone storica: dal far west alla Hollywood anni’20, dalla seconda guerra mondiale agli anni ’50. Il tutto impreziosito da personaggi di contorno affascinanti e credibili.

Passiamo all’analisi di questo ultimo volume, il 5° della serie regolare (senza considerare il pur ottimo spin-off AmVamp: Selezione Naturale).

Il volume raccoglie gli albi #26-33 del mensile USA. I primi due numeri compongono il breve arco narrativo “I notturni“, ai disegni non troviamo il soilto Rafael Albuquerque, ma Roger Cruz e l’italiano Riccardo Burchielli. Le vicende narrate, slegate dalla continuity principale, hanno la finalità di approfondire il personaggio di Calvin Poole, già introdotto nel terzo volume, vampiro americano ed agente dei Vassalli della Stella del Mattino, organizzazione segreta nata per combattere proprio i vampiri.

I numeri #28-33 ci riportano alla narrazione delle vicende principali con uno story-arc dal titolo La Lista Nera: in una Hollywood del 1954 Skinner e Pearl collaboreranno con i VSM per sgominare una organizzzazione di vampiri. Ma niente é quello che sembra e un inizio privo di mordente lascia spazio ad un crescendo di azione e colpi di scena orchestrati in maniera impeccabile. A questo va aggiunto che i disegni di Albuquerque sono una meraviglia, perfetti per lo splatter ma anche meravigliosamente adatti a trasmettere al lettore tutto il pathos e la drammaticità dei personaggi.

Insomma l’ennesima conferma di un capolavoro che continua a stupirmi.
Un reato non leggerlo.

Voto: 8,5 

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