LOOPER – Recensione

Looper ovvero come scrissi di viaggi nel tempo incasinandomi ma facendo un bel film
Non c’è altro da dire per definire il nuovo film di Rian Johnson
Rian chi? So che molti di voi se lo staranno chiedendo ed è per questo che vi do due possibilità per conoscerlo: 
– Click su Wikipedia;
– Guardare Breaking Bad, episodi 3×10 “Fly” e 5×04 “Fifty-One“. 
Ok dai, aggiungo che c’è anche Joseph Gordon-Lewitt.


Sembrano infatti trascorsi millemila anni dalle sue prime comparse in Una famiglia del Terzo Tipo, passando poi per 500 Days of Summer – pellicola che lo ha consacrato ad idolo di una piccola generazione di cuori infranti – è approdato in blockbuster quali Inception e The Dark Knight Rises, regalandogli il successo mainstream. Ma il giovane Lewitt è anche apprezzabile per ruoli particolari in pellicole indipendenti quali Hesher, 50/50 e Premium Rush. E lo vedremo anche nel prossimo film di Spielberg: Lincoln. Il prossimo figo, in pratica. 
Ah, manca il pezzo forte: Bruce Willis che interpreta il se stesso del futuro. 
E menomale. Perchè dopo Moonrise Kingdom, avevo bisogno di rivederlo in azione come ai vecchi tempi: il solito cazzuto cazzone che si trova a dover interpretare un povero cristo. 
Poi ci aggiungiamo che il film tratta di viaggi nel tempo: no, non come quella porcheria di Donnie Darko, più comprensibili e meno paraculi.
Insomma, la fantascienza alla portata di tutti.

Dunque nel 2074 saranno inventati i viaggi nel tempo ma dichiarati subito illegali. 
Egemonizzati dal mercato nero delle mafie, saranno utilizzati per spedire nel passato – nel 2044 per essere precisi – vittime designate. Ad attenderle ci sarà poi un Looper, killer professionista con il compito di uccidere e sbarazzarsi del corpo. Ma la vita di uno dei Looper cambierà, quando scoprirà che il prossimo bersaglio è se stesso trent’anni dopo. 


Era dai tempi di Moon e District9 che non mi divertivo così tanto. Un film brillante ed originale quanto basta per ricordarci che esiste ancora il cinema sci-fi ben fatto. Soggetto curato dallo stesso regista sopra citato Rian Johnson, una storia a metà strada tra il cinema indipendente ed il blockbuster. E, senza risparmiare incursioni filosofiche e allucinanti viaggi mentali, la pellicola mette in scena un futuro non molto lontano, dove la tecnologia è alla portata di tutti. Con una regia attenta e dettagliata, c’è spazio anche per piccoli capolavori narrativi. Trucco singolare e grottesco per Gordon-Lewitt per modellargli sul volto le simpaticissime espressioni di Willis, che interpreta il se stesso del futuro, appunto. Molto bravi anche Emily Blunt e l’inaspettato e imprevedibile Jeff Daniels. Menzione d’onore al piccolo Cid, espressivo da far paura. 

In fine, vale la pena vedere Looper per una serie di motivi: uno dei quali è che finalmente le idee ad Hollywood ci sono. 
La fine del mondo, insomma.

 

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