Chiacchiere da Bar: intervista ad Esad Ribic (Etna Comics 2016)

Ad Etna Comics 2016, grazie alla solita disponibilità dello staff e soprattutto dall’ubiquitario Francesco Lodato, abbiamo avuto il piacere di intervistare Esad Ribic, disengatore di fama internazionale reduce dal successo di Secret Wars per Marvel. Ecco la nostra chiacchierata con lui. 

Esad, ho letto che una delle tue prime passioni come lettore sono stati i fumetti italiani.

É vero. Quando avevo circa 6 anni mi sono imbattuto in Zagor, la roba Bonelli era molto popolare in Croazia. Poi ho scoperto Martin Mystère, che mi piaceva molto, e Mister No. Ma il mio fumetto italiano preferito era senza dubbio Alan Ford di Magnus. Aveva avuto molta presa su di me ed era probabilmente il fumetto più famoso in Croazia, vendeva anche più di Zagor. Tra l’altro era tradotto molto bene.  
Poi ho scoperto il fumetto francese e mi sono spostato in quei territori ma sono ancora oggi un grande fan di Magnus. Non mi sono mai piaciuti più di tanto i sui lavori più votati al realismo, ma quando utlilizzava il suo stile grottesco era semplicemente un grande. 

Saltiamo ad oggi ed al tuo ultimo lavoro con Marvel. Hai realizzato un imponente maxi evento come Secret Wars con Jonathan Hickman. Ma si tratta di un percorso anche narrativo che, in un certo qual modo, è iniziato anni fa sempre con Hickman su Ultimates. Come è stato lavorare con uno sceneggiatore unico nel suo genere come Hickman?

Hickman mi ricorda molto quegli sceneggiatori sci-fi vecchia scuola, come Isaac Asimov ed Arthur Clarke, di cui sono un grande fan. Non avevo mai letto nulla di suo prima di lavorare su Ultimates. Gli editor me lo proposero dicendomi che si tratttava di una sorta di re-design per l’universo Ultimate, e questo per me era una cosa buona perché non dovevo seguire troppi riferimenti delle precedenti run. Poi quando ho letto la sua sceneggiatura ho esclamato: “Ehi, questo tizio è davvero bravo!” E così, incuriosito, andai a leggere anche alcuni dei suoi precedenti lavori. Iniziò in questo modo, i nostri Ultimates migliorarono un po’ le vendite della testata ma non abbastanza e si decise, dunque, di cambiare il concept della serie. Ma la cosa non mi piacque e lasciai. Avevo accettato di fare un lavoro diverso da quello che mi prospettarono in seconda battuta. In ogni caso era già un periodo in cui la linea Ultimate, a parte per il successo di Ultimate Spider-Man, non andava più bene. 

Passiamo alla tua ormai celebre run su Thor Dio del Tuono di Jason Aaron. É una storia che si snoda su tre diverse linee temporali, questo ti ha consentito di creare tre diverse versioni di Thor: un giovane arrogante, l’attuale Dio del Tuono ed un anziano al crepuscolo. Come sono venuti fuori questi tre concept?

Volevano da me un re-design di Thor, ed è quello che ho fatto, rendendolo più un dio guerriero che un supereroe Marvel. Quando Jason mi ha detto delle altre due versioni, beh quella anziana non poteva discostarsi tanto dal concept di Odino, mentre il giovane sarebbe stato un po’ guerriero ed un po’ contadino. 

Ed il macellatore di dei, il villain della serie, come è nato?

Jason voleva che avesse qualcosa alieno, che avesse un mantello nero e poi mi disse essenzialmente di sbrigarmela da me. A me venne in mente un film yugoslavo dei primi anni ’70 dal titolo “The man who needs to be killed”. Racconta del diavolo che viene sulla Terra trasformando il suo aspetto in quello di un umano, ma una delle sue gambe rimane una zampa caprina. Mi sono ispirato a questa figura per creare qualcosa di asimmetrico, per dare l’idea ci fosse qualcosa di sbagliato in lui. Poi gli ho tolto il naso, per dare l’idea di qualcosa di malato ma, trattandosi di un essere di grande potenza, la massa muscolare doveva essere sviluppata. 

Esad, il tuo stile è pittorico e fortemente caratterizzato. Che rapporto hai con i coloristi quando, per questioni di tempo, devi delegare a qualcun altro la colorazione delle tue tavole?

Sì, io non sono mai stato un artista da bianco e nero. Lo faccio quando il tempo non è sufficiente o quando l’editore vuole mi limiti ai disegni. In questo casi realizzo dei render in scala di grigi con photoshop come riferimento per il colorista che a questo deve attenersi. Mi è capitato che qualcuno mi dicesse “beh, ma potremmo fare così…” No, devi seguire le mie linee guida, altrimenti saresti tu l’artista. Alcuni la vedono come un’intrusione nel loro campo di competenza, ma io so esattamente cosa voglio e come voglio che sia fatto. 

Puoi dirci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?

Ho inizato a lavorare ad un fumetto Image scritto da Ivan Brandon che si intitolerà “VS”. Ma in realtà adesso sto lavorando a due libri in contemporanea, l’altro progetto è un nuovo capitolo della serie francese dei Metabaroni (la celebre saga creata da Alejandro Jodorowsky NdA). Finiti questi due lavori ho già firmato per tornare in Marvel e comunque anche in questo periodo sto realizzando delle cover per loro.

A proposito di Marvel, qual è il persoanggio con cui ti trovi più “in confidenza”?

Ci sono persoanggi che la gente ritiene io sia più indicato a disegnare rispetto ad altri. Ma io vedo i persoanggi come un mezzo, un mezzo per raccontre una buona storia. Se la storia è buona, non mi interessa chi sono i protagonisti. Però preferisco disegnare personaggi con un volto, mi piace soffermarmi sulle micro-espressioni. L’espressività dei volti è essenziale per raccontare una storia su un altro livello.  

In considerazione di quello che ci hai appena detto, chi è tra gli sceneggiaotri Marvel il tuo preferito?

Non saprei chi risponderti tra Aaron ed Hickman, ma in tealtà non possono nemmeno essere messi in parallelo perché fanno roba completamente diversa l’uno dall’altro.

Ulitma domanda “a tema”: il nostro sito di chiama Il Bar del Fumetto. Se dovessi scegliare due tuoi colleghi per andare a bere un birra chi sceglieresti?

Direi Alex Maleeve e Marko Djurdjevic. Con loro sono certo che non parleremmo di lavoro. 

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