Carta VS Celluloide: Ghost In The Shell!

Finalmente mi sono deciso a scrivere questo articolo. Era tempo che aspettavo di farlo ma ho impiegato tantissimo per recuperare, non tanto i film, quanto i 2 manga; e non tanto nel trovarli, quanto nel leggerli. Lo ammetto li ho trovati estremamente lunghi e difficili da capire e, da quello che ho letto in rete, non sono stato l’unico ad aver provato questa sensazione mentre li sfogliavo. A loro favore va detto che non sono molto avvezzo a leggere manga, quindi spesso mi trovo in difficoltà a capire quello che vogliono comunicarmi gli autori giapponesi; non perchè sia analfabeta, ma perchè essendo una cultura così agli antipodi rispetto alla nostra, spesso tocca temi o si avvicina ad argomenti in modo estraneo al nostro comune modo di pensare. Parlare quindi di un’opera come questa che tratta aspetti dell’esistenza così cruciali e complessi ha richiesto molta più riflessione di quanto si possa pensare, quindi mi scuso già se sarò estremamente prolisso o noioso.

Vidi per prima cosa il film. Quello originale del 1995 per intenderci, non la pessima versione rimasterizzata . Lo vidi tempo fa, prima ancora che LoSpaccaFumetti fosse un’idea, mi piacque molto; l’ho rivisto da poco, dopo aver letto il primo volume e mi è piaciuto ancora di più! Ho una passione per il vintage, o meglio ho una debolezza per tutto quello che è anni ’90, essendo gli anni della mia infanzia, specialmente per i film, in particolare la fotografia. La trovo molto diversa da quella di oggi, ultra definita con colori stroboscopici ad alto contrasto. Premetto che non è una critica, però trovo sempre affascinante vedere i vecchi film con quelle immagini dai toni più tenui, ma anche più caldi, uno stile quasi sporco. Per questi motivi già dalle prime sequenze ho adorato questa pellicola, non ha niente a che vedere con gli anime di oggi che sembrano colorati con pennarelli ed evidenziatori, senza la minima sfumatura. 

Ghost in the Shell sembra vero, una fotografia realistica! Per questo ho mal digerito il restyling del 2008.

Oltre alla fotografia e ai disegni, un plauso enorme va alla regia di Mamoru Oshii che ha saputo prendere una storia così lunga e complessa come quella scritta da Masamune Shirow e “semplificarla” al meglio. “Semplificarla” in questo caso vuol dire sfoltirla delle parti inutili e prolisse per far emergere il messaggio chiave, che di semplice non ha niente, anzi, poche altre volte sono rimasto così colpito dalla trattazione di certi argomenti sull’umanità e sull’esistenza senza che si scadesse nella banalità o nella troppa pesantezza e ampollosità. Si dice che un film è bello e ti ha impressionato non tanto da quanto scorre velocemente la sua visione, ma da ciò che ti rimane dopo, dalle domande e interrogativi che ti lascia (da non confondersi con i buchi di sceneggiatura), e questo anime direi che ne lascia tantissimi, molti dei quali purtroppo rimarranno senza risposta per molto tempo.

E’ questo che ho apprezzato tantissimo della pellicola e del lavoro di Mamoru Oshii, stesso motivo per cui altri l’hanno condannato senza pietà: ha sfoltito la storia, tagliando le parti meno interessanti ed i siparietti comici per condensare la trama principale in un’ora e venti di poesia. Tuttavia non capisco il motivo di tali critiche: i personaggi sono riportati fedelmente e caratterizzati alla perfezione, anche i più marginali, nonostante la brevità del lungometraggio. Nessuna caratterizzazione, anche fisica, è stata stravolta rispetto al manga: tranne forse per il maggiore. Il maggiore Kusanagi disegnato da Shirow è vittima di un pesante fan service, che comprende anche un siparietto abbastanza hentai all’inizio per far aumentare l’interesse nell’opera. E’ ovvio che noi allupati avremmo preferito una trasposizione fedele del personaggio anche su schermo, ma diciamo che avrebbe distolto un po’ l’attenzione dai contenuti, poichè abbondano le scene in cui è senza vestiti… o con una tutina in latex color pelle, non si capisce bene. Ho rivalutato anche il suo doppiaggio, che in un primo momento non avevo apprezzato, non so se era voluto o no, ma la doppiatrice del maggiore ha un tono stranamente artificiale, che calza a pennello per un essere composto al 90% da parti meccaniche. Ovviamente, il doppiaggio, o meglio la traduzione non poteva non commettere quegli errori da cane che solo noi Italiani sappiamo fare, e questa è una pignoleria lo so, ma se uno viene chiamato il Marionettista o Burattinaio che bisogno c’era di farlo diventare il Signore dei Pupazzi? E’ vero non cambia molto, però il Marionettista ti dà idea di uno che sfrutta la gente tirando i fili da dietro le quinte, un personaggio machiavellico. Il Signore dei Pupazzi mi sa di cattivo di terzo ordine di Batman: fisse mie.
Per fortuna non hanno tradotto Ghost in the Shell con il fantasma nella conchiglia!

Le differenze come ho già detto non si fermano solo alle traduzioni, il manga è relativamente più complesso, più lungo sicuramente. Nel primo volume sono presenti tantissime storie, ovvero vari casi che portano la sezione 9 alle conclusioni finali, sono però situazioni molto marginali rispetto alla trama principale che si svela solo negli ultimi capitoli. Certo, questi aiutano ad approfondire lo sguardo sulla Tokyo del 2029 (i più nerd di voi ricorderanno anche il 2029 come l’anno in cui Kyle Reese effettua il viaggio nel tempo per tornare nel 1984 a salvare Sarah Connor), ma questi non influiscono minimamente sulla trama del film, non creano buchi di sceneggiatura. L’aver sfoltito significa anche aver tolto i siparietti comici dei bipodi da combattimento e quelli tra Batou e il maggiore Kusanagi, che smorzavano di molto il ritmo e facevano sorridere facendo leva sull’enorme espressività tipica dei manga; tuttavia l’interpretazione di Mamoru Oshii non ne sente la mancanza, i toni seri tengono perfettamente e non risultano mai noiosi, nè troppo complicati i discorsi.

Per ultimo vorrei fare un elogio alla colonna sonora che è epica quanto una scritta da Hans Zimmer. Magnifica! Specialmente nel combattimento finale contro il “metal gear”. Una scena d’azione al cardiopalma accompagnata da un canto corale che si contrappone alla frenesia dei movimenti: una delle poche volte che un tale contrasto risulta così ben bilanciato e non scade nel ridicolo con rallenty vari. Ed è proprio nel finale che secondo me c’è la maggior differenza tra anime e manga. Per una volta lo annuncio che farò SPOILER, poichè potrebbe effettivamente pesare per uno che non l’ha mai visto: i due finali sono uguali, ma al contempo totalmente differenti, e premetto già subito che ho preferito quello dell’anime per il significato e il discorso conclusivo e soprattutto per la simbologia.

 

Dopo l’inquietantissima comunione tra Kusanagi e l’intelligenza artificiale detta il Burattinaio, il suo corpo viene distrutto, ma non la sua mente che grazie all’intervento di Batou viene salvata e inserita in un nuovo corpo. E qua secondo me sta la differenza con l’opera originaria, nonostante l’ultima battuta sia identica, nel manga lei viene inserita nel corpo di un uomo (con annesso siparietto comico), pronta a vedere il mondo con altri occhi, in modo differente da prima, ha subìto una trasformazione, ma è pur sempre lei, una mutazione che indica il cambiamento. Nel finale del lungometraggio invece si è reincarnata/trasferita in una bambina, è un nuovo essere pronto a scoprire un nuovo mondo che prima non sapeva esistesse, è sostanzialmente una rinascita, la totale presa di coscienza di una mente onnipotente, la fusione tra macchina (l’intelligenza artificiale del Burattinaio) e corpo (il cervello umano, o quel che ne rimane, del maggiore). Un simbolismo che secondo me cambia abbastanza il modo in cui si può vedere l’opera e il significato finale che ci vuole trasmettere.

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In conclusione, un film che secondo me va visto, perchè oltre alle tematiche che solleva, ha influito enormemente su tantissime altre pellicole. I fratelli Wachowsky l’hanno omaggiato creando i titoli di testa in maniera uguale in Matrix, usando le stesso collegamento con la rete con la porta sul collo, al concetto finale di aprire la propria mente per avere potere su ogni cosa attorno a noi. Gli omaggi non si fermano solo a Matrix, ma anche A.I. di Spielberg che cerca di porre le stesse domande: qual è la differenza tra uomo e macchina? Cos’hanno di diverso delle A.I. che simulano le emozioni e una coscienza umana? Per non parlare di quelle che sorgono come conseguenza a queste: fin dove è giusto usare la tecnologia, fin dove questa si può spingere e sostituirsi all’uomo? Qual è la vera definizione di vita? E poi la domanda cardine: quanto siamo veramente liberi?

Interrogativi abbastanza profondi per essere comunque un cartone animato.

Per completezza vorrei spendere ancora due parole sul seguito, Ghost in the Shell 2, che non ha niente in comune col manga. ManMachine Interface, il manga di Masamune Shirow continua con le vicende della sezione 9 e del maggiore diversi anni dopo quelle del primo volume, tuttavia secondo me non è un’opera molto ben riuscita, lasciando perdere l’invasivo fan service presente in ogni tavola, ogni inquadratura è presa dal basso, in mezzo alle gambe, scene di virtual-nudo ogni 2 pagine, la pesantezza della lettura non è da poco. E’ veramente un mattone da mandare avanti, si cerca di ritornare sulle vecchie tematiche, sulla tecnologia e la coscienza umana, ma tutto è affrontato in maniera complicatissima, con discorsi senza nè capo nè coda: non è una lettura che consiglio, meglio chiuderla col finale del primo volume, scritto nell’89 ed abbandonare questa seconda parte scritta ben 14 anni dopo. Tutt’altra storia è l’anime che non ha niente in comune con il manga, L’Attacco dei Cyborg è sempre sotto la regia di Mamoru Oshii che stavolta crea un’opera più leggera e fruibile da tutti. Badate bene che non ho detto più infantile. L’Attacco dei Cyborg riprende alcune tematiche del precedente capitolo e ne aggiunge altre in un mix di violenza e ambientazioni anguste e sporche: crea un perfetto noir con elementi cyber-punk. Non è un futuro roseo, le strade sono sempre le solite fogne, gli uomini sono sempre uguali, solo la tecnologia è progredita, ma non ha migliorato niente.

Da come avrete capito sono due film che mi sono piaciuti molto, più delle opere originali. Quindi sì, stavolta il premio va alla pellicola e alla trasposizione cinematografica, nonchè al regista. Vi invito a dirmi se anche a voi sono piaciuti così tanto, se anche a voi hanno sollevato le mie stesse domande, che ahimè saranno costrette a rimanere senza risposta. E se invece non li avete ancora visti mi sembra arrivato il momento di vederli!

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P.S.: Lo sapevate che è già in cantiere un film con attori in carne e ossa che dovrebbe ripercorrere la storia di Ghost in the Shell 1? E che sarà Scarlett Johansson a interpretare il ruolo del Maggiore Kusanagi? BOOM!!!

Scritto da: N°7

Tratto da: LoSpaccaFumetti 

  

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