Kick Ass 2 [Recensione]

Parliamoci chiaro: l’idea di Kick-Ass non è stata per nulla originale dato che già Watchmen e Marvels introdussero gli stessi interrogativi: “può un uomo qualunque diventare un supereroe” e “quale potrebbe essere il punto di vista della gente comune in un mondo dominato dai super eroi”. Il fumetto scritto da Mark Millar, però, miscela sapientemente elementi pop, personaggi accattivanti, colorati e kitsch, in un mondo reale o presunto tale. La filosofia alla base è: tutti vogliono diventare Britney Spears ma nessuno Spiderman. Chiaro, no?

Trassero in seguito un film perchè era commercialmente ottimo e soprattutto una sceneggiatura a fumetti più che un fumetto vero e proprio. Fu subito un successo che lanciò un nuovo modo di rappresentare il supereroe; non si trattò più di personaggi con superpoteri ma di gente comune, magari stanca di subire angherie e, spingendo il piede sull’acceleratore del fattore cinismo, nacquero anche altre versioni di Kick Ass, più spinte, meno edulcorate e più crudeli: Super e God Bless America, ad esempio.

Il film mostrava dei limiti concettuali. Fu stravolto l’alter ego cartaceo con una resa più commerciale e meno cattiva: sesso, risvolti positivi e scene grottesche e non cruente. Poi se mi aggiungi anche Mark Strong e una OST da brividi, il gioco è bello che fatto, caro Matthew Vaughn. Ma questo fu il primo capitolo. Kick-Ass 2 Ora, nel 2013, dopo un successo così importante la cara Hollywood non poteva lasciarsi sfuggire un sequel. Non sia mai, no. E allora Mark Millar, che ricordiamo il creatore della serie originale a fumetti, ha dato al regista Jeff Wadlow, quello di Never Back Dawn – la scopiazzatura in salsa adolescenziale e cretinetta di Fight Club – la possibilità di trasporre su celluloide anche la seconda parte. Un disastro. Un vero e proprio disastro.
Se il primo capitolo mostrava l’evoluzione, interessante, di un ragazzo “trasparente” agli occhi dei suoi coetanei, qui, si mette da parte l’idea di crescita psicologica per una azione becera e cafona. Ok, c’è Hit Girl alle prese con il cambiamento biologico di ogni donna – ma se vuoi creare del plausibile perchè non parli delle mestruazioni, ad esempio? – ok, c’è MotherFucker senza guida e arrabbiato per la perdita del padre – e allora perchè non ti soffermi più sulla sua vita sociale? – ok, c’è Kick Ass che vuole diventare più forte per dimostrare al mondo di valere – e allora perchè non discuti maggiormente del suo rapporto con i genitori? – . La scelta di voler creare un elemento corale, richiamando la cinematografia supereroistica attuale, risulta gravata da una poca attenzione all’elemento background di ciascun personaggio. La tanto blasonata comparsa di Jim Carrey è solo un pretesto senza alcun intreccio per inserire l’elemento unione: un ruolo che già spettava a Kick Ass.

In poche parole una serie di superficialità che mettono da parte un buon spunto narrativo per concentrarsi solo ed esclusivamente sull’intrattenimento.

Inutile e senza anima.

marcodemitri®

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